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venerdì 4 maggio 2018

Deathlok di Nathan Edmondson & Mike Perkins - la recensione (Baloon Central #141)

Oggi parliamo del DEATHLOK DI NATHAN EDMONDSON . Perché? Perché ne abbiamo voglia.


Dati Generali:
TestiNathan Edmondson
Disegni: Mike Perkins
Volume Contenente: Deathlok #1-#10 (Vol. 5)
Anno di Pubblicazione: 2014-2015
Etichetta: Marvel Comics
Prezzo: ND

Trama:
Henry Hayes è un medico militare di stanza sui campi da guerra per curare i feriti durante le battaglie. Un giorno, quando è sul campo, viene attivato dal misterioso gruppo Biotek e diventa l'arma definitiva di assassinio e guerra: Deathlok! Ma ora, organizzazioni criminani e non si stanno interessando a lui.

Il Mio Parere:
I personaggi dei fumetti sono indubbiamente come qualsiasi altro prodotto: ci sono dei periodi in cui alcuni vanno forte, e altri invece dove non vanno molto bene; Deathlok è uno di questi personaggi il cui gradimento del pubblico va sicuramente a periodi. Questo indubbiamente spiega due cose: la prima, la storia editoriale del personaggio che, dal sua esordio nel 1974, si è assistito a numerosi cambi di identità ed una presenza sporadica negli scaffali; la seconda, il perché di questa serie, che arriva dopo la ribalta del personaggio visto nel serial tv Marvel's Agents Of S.H.I.E.L.D. e sfrutta la messa in luce di J. August Richards per azzeccare qualche riflettore da protagonista. Ci riesce? Ni.


Il Deathlok di Nathan Edmondson e Mike Perkins utilizza una stile narrativo che ricorda quello delle serie tv, giocando sulla decompressione narrativa e il metodo procedurale odierno. Ciò che ogni numero presenta una trama verticale che si esaurisce nell'arco dell'episodio ma che, contemporaneamente, costruisce una trama orizzontale per il futuro e che prenderà piede col il progredire dei numeri. Insomma, Deathlok si presenta già come una trama a lenta lievitazione che, nell'attesa, intrattiene lo spettatore con storie di stampo bellico/militare, un po' come i moderni Call Of Duty o Person Of Interest, delineando nel mezzo il protagonista, il suo cast di comprimari e l'economia/stampo della serie e della narrazione.

Purtroppo la serie procede con una lentezza davvero smodata e, complice anche delle caratterizzazioni poco accattivanti, spesso semplice riproduzioni macchiettistiche dei classici personaggi spionistici freddi e oscuri, la serie di Edmondson/Perkins fa perdere sempre più interesse ai lettori, causando una brusca frenata al numero #10, proprio quando il frutto dei due unici archi narrativi - uno che raccoglie i numeri #1-#5, e l'altro i restanti #6-#10 - della serie stava per essere raccolto dove, oltretutto, si stava abbandonando uno stilema procedurale per abbracciare uno molto più seriale.


Un vero peccato, non solo per alcuni accattivanti ospiti - Domino, prossima ad apparire in Deadpool 2 e Michael Collins, l'incarnazione di Deathlok più conosciuta - anche perché le tematiche alla base sono davvero molto accattivanti e scavano anche dentro la mitologia di Deathlok e tutte le passate incarnazioni che si sono susseguite dall'esordio del personaggi negli anni '70. La tematica generale possiamo dire che si riduce al tema del controllo e della manipolazione, visto però sotto tutti i punti di vista: controllo e manipolazione delle truppe militari da parte del governo; controllo e manipolazioni di semplici individui per scopi egoistici di altre persone; controllo e manipolazione dello S.H.I.E.L.D. verso terzi (che, ok che è una organizzazione benefica, ma i panni sporchi da lavare ce li abbiamo tutti, loro compresi); il progetto Deathlok che controlla e manipola tutti e una intrigante componente fantascientifica incentrata sul controllo e manipolazione del rapporto uomo/macchina.

Se il comparto narrativo ogni tanto fa cilecca - soprattutto all'inizio - il comparto grafico, invece, non cala mai nell'argo dei dieci numeri.


Le matite di Mike Perkins magari non avranno uno stile ricercato, però sono estremamente funzionali ai testi di Edmondson, riuscendo a dare quel tono realistico e calato in un contesto bellico e odierno che la narrazione vuole imporre. Essendo principalmente una serie action, lo stile anatomicamente fedele di Perkins e la sua capacità di dare fluidità nei movimenti soprattutto nelle sequenze d'azione, aiuta lo spettatore a percepire ogni numero come reale o come una serie tv su carta. Ma oltre al tratto, Perkins si fa ben volere dal lettore per una enorme padronanza della griglia della tavola, riuscendo a scomporla e a renderla dinamica quando serve per sottolineare certe azione e rendere vivi e in movimento i suoi disegni, deformando magari la vignetta stessa per sottolineare quel preciso movimento. C'è un grande utilizzo anche delle splash-page, usate per sottolineare i momenti più incisivi e le classiche pose plastiche degli action-hero, creando un po' di sano nerdgasm sborone

Conclusioni:
Il Deathlok di Nathan Edmondson & Mike Perkins è, tutto sommato, una lettera action non troppo impegnativa con il grande pregio di bilanciare azione e importanza delle tematiche in una serie che funge da ottima panoramica conoscitiva del protagonista. Purtroppo in certi momenti la decompressione ammazza la trama orizzontale, ma questa serie di breve durata si fa apprezzare per altro. Un vero peccato per la conclusione, decisamente prematura, che meritava indubbiamente una fine migliore.

- Symo

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