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mercoledì 14 marzo 2018

Supergirl: Stagione 1 - la recensione (Pick A Card-Cer #114)

Oggi, parliamo di un telefilm, perché - come sempre - ne abbiamo voglia. Recensione della prima stagione di SUPERGIRL.

Trama:
Dopo dodici anni trascorsi sulla Terra in incognito, Kara Zor-El decide di iniziare ad usare i suoi poteri per proteggere gli abitanti della sua città, National City. Entra quindi a far parte del DEO, organizzazione segreta guidata da Hank Henshaw per la quale già lavora la sorella, provando a coniugare la normale vita quotidiana con la sua nuova identità da eroina. Nei panni di Kara Denvers lavora per Cat Grant alla CatCo World Wide Media come assistente e per quanto il suo capo sembri cinico e totalmente indifferente alla situazione della sua assistente, in realtà funge da mentore e si preoccupa per lei. Quando indossa il costume di Supergirl invece aiuta il DEO a catturare alcuni fuorilegge alieni fuggiti da una prigione spaziale che è arrivata insieme alla navicella con cui è arrivata Kara, e quando necessario a salvare la città da criminali terrestri dotati di particolari abilità.

Il mio Parere:
Le ragioni che hanno spinto la CBS a dare il via libera ad una serie incentrata sulla cugina di Superman sono state sostanzialmente due: 1) il bisogno di inserire una eroina femminile al proprio universo narrativo (dato che Supergirl è ambientato nel "The Flash/Arrow-verso"), così che il gentil sesso presente nel pubblico possa avere una figura da empatizzare e, perché no, da ammirare e tifare; 2) cavalcare l'onda non tanto dei fumetti (che, per cinema e televisione, sta diventando una moda sempre più stuprata seguita), quanto del sempre più crescente girl power caratterizzato da personaggi femminili forti ed indipendenti che, nei comics, sta prendendo sempre più piede: basta vedere personaggi come Spider-Gwen, Batgirl/Barbara Gordon e la Thor donna, ma anche personaggi femminili evergreen come Wonder Woman, Tempesta e molte altri.

Nonostante ciò, il livello di aspettative era comunque moderato perché il compito di sdoganare il girl power anche dei serial comics è stato affidato ad un personaggio di secondo piano, cosa che ha permesso a Supergirl di andare a sbattere contro cliché di genere supereroistico che credevamo abbandonati da tempo con l'arrivo di serial comics di tutto rispetto come Marvel's Daredevil, ma sopratutto con la fine di Smallville e l'estinzione dei primi anni 2000. Infatti, questa stagione è fatta così male che, guardando questa prima stagione, ogni altro serial comics di dubbia fattura verrà automaticamente rivalutato in positivo, salvo qualche eccezione ovviamente.


Quello che bisogna spietatamente demonizzare in Supergirl sono principalmente tre aspetti su cui si regge la rara bruttura di questo pilota.

Punto primo: la protagonista.
Il personaggio interpretato da Melissa Benoist è stato piegato alle esigenze del The Flash/Arrow-verso di avere una figura come Superman al suo interno, figura che nell'Universo DC Comics Cartaceo è considerata come esempio per ogni eroe DC. Il problema principale che la CBS ed il trio Berlanti/Kreisberg/Adler hanno dovuto affrontare è relativo ai diritti per i quali Superman non può apparire nella serie tv a causa del percorso cinematografico che la Warner ha deciso di intraprendere e che di fatto inizierà con Batman VS Superman: Dawn Of Justice. La presenza di Clark Kent nello show è quindi surrogata ad una fugace apparizione oscurata all'inizio in modo da non sovrastare e andare in contrasto con la sua versione cinematografica.

Quindi della Supergirl originale dei fumetti non è rimasto praticamente nulla, dato che la sua originale caratterizzazione è stata messa da parte per privilegiarne una identica a quella del cugino. Ecco quindi che per forza di cose, a sua volta, Superman sostituisce i coniugi Kent nel ruolo del modello/parente ispiratore, basti vedere episodi come For The Girl Who Has Everything o Worlds Finest, il crossover con The Flash. Un conto è rivisitare e cambiare qua e là secondo le esigenze di un format televisivo, ma prendere il personaggio più vicino all'Uomo D'Acciaio per fare un serial di Superman, senza Superman per problemi "logistici", è una decisione alquanto triste e che lascia decisamente amareggiati.


Secondo punto, il comparto tecnico composto da effetti speciali e sceneggiatura.
Quando nel Marzo 2015 venne rilasciata la prima immagine ufficiale che mostrava Melissa Benoist nei panni di Supergirl, alcuni siti hanno definito il costume come un "cheap Halloween costume", ma bene o male, non è che tutto il resto sia questo gran tripudio di qualità e dispiegamento di mezzi e impegno: praticamente, l'intera stagione si presenta in tutto e per tutto come un "cheap Halloween party". Le sceneggiature delle puntate presentano svariati buchi logici e diverse incongruenze con la trama stessa degli episodi che mostrano degli effetti speciali comprati probabilmente al mercato delle pulci, poiché non si trattengono nel mostrare tutta la loro pochezza e imprecisione. Se con serie come The Flash gli effetti speciali sono agevolati per la velocità dei movimenti che non devono essere esattamente riportati in tutto e per tutto in quanto bastano delle scie rosse e gialle, in Supergirl anche una semplice scena di volo dovrebbe subire un attento lavoro.

Il bisogno di ricalcare quel formato standard dettato dall'apparizione del supercriminale del giorno porta Supergirl ad avere uno scheletro banale e discutibile che costringe lo spettatore a sospendere il proprio giudizio in più di qualche occasione. Il bisogno di avere un supercriminale fresco in ogni puntata è subito soddisfatto dalla caduta della prigione Fort Rozz che - e qui avviene la prima richiesta di sospensione della razionalità - è arrivata sulla Terra insieme a Kara ma, fatalità, fino ad ora non ha mai dato alcun problema. Ricollegandoci a quest'ultimo punto bisogna poi sospendere ulteriormente la logica per credere che Superman fosse a conoscenza dell'arrivo della cugina più grande di lui, visto e considerato che quando è stato spedito sulla Terra lui era un neonato e quindi nessuno può averglielo detto. Sapere quindi dell'arrivo della cugina, ora più piccola, ma non preoccuparsi minimamente della prigione e dei detenuti di Fort Rozz sono quindi due grossolani errori elementi che richiedono un'estrema calma e pacatezza per essere soprasseduti.


Purtroppo a peggiorare ulteriormente la situazione arriva la gestione dei comprimari, lasciata allo sbando, poco curata e sicuramente migliorabile. Già solo la doppia identità lavorativa di Alex, la sorella adottiva, avrebbe meritato un twist narrativo più attento e articolato, magari verso metà stagione e non subito solo per giustificarne l'esistenza. Al di là di questo, anche l'attenzione rivolta verso il collega Winslow "Winn" Schott, che si improvvisa nell'ordine prima come hacker e poi come sarto, meriterebbe più di qualche riflessione. Presentato subito come possibile love interest per Kara e ritenuto fin dall'inizio degno di estrema fiducia tramite la rivelazione dei superpoteri di quest'ultima, viene poi accantonato in fretta e furia per lasciar spazio a Jimmy Olsen. Se questa è l'attenzione data ai personaggi secondari è bene farsi qualche domanda. Fortunatamente, c'è una enorme e benevola eccezione per Martian Manhunter, ma solo quello.

Dulcis in fundo poi non si può non denigrare la banalità con la quale viene presentato, inventato e creato il costume di Supergirl. Innanzitutto verrebbe da chiedersi in che maniera si è arrivati ad avere un tessuto resistente ai proiettili che, per la cronaca, bucano il mantello ma non fanno nemmeno un forellino alla maglia. Poi tutta la discussione riguardo il mantello, successivamente ritenuto addirittura aerodinamico, lascia alquanto a desiderare, così come la necessità non richiesta di dover far andare in giro Kara con una minigonna. La creazione del costume da supereroe è un passo fondamentale per tutti i serial comics dove infatti viene trattato con estrema cura e attenzione in ognuno di loro, salvo in questa serie e - in primis - l'episodio pilota. La cura dei dettagli almeno è coerente con ogni battuta, inquadratura e con lo script in generale, non c'è da sorprendersi quindi se anche per il costume sia stato utilizzato lo stesso approccio.

Ed ecco che arriviamo così al terzo punto.
Se nella trama Kara Zor-El in Danvers è la cugina di Superman, contemporaneamente, anche lo stesso serial di Supergirl è (a sua volta) cugino di un altro show: quello di Smallville. Per tutti i motivi spiegati meglio qui sopra, Supergirl si presenta come un telefilm che riutilizza schemi narrativi e comparti tecnici piuttosto datati e appartenenti alla spesso ingloriosa generazione passata di telefilm tratti da un fumetto, dando l'impressione che nella Zona Fantasma non ci sia stata solamente la estremamente rivisitata protagonista, ma anche il telefilm stesso. In un'epoca dove ogni serial comics, nel suo piccolo, porta qualche elemento di novità a questo genere televisivo sempre più tridimensionale, Supergirl cerca invece di riproporre visioni del supereroe, costruzioni narrative e rappresentazioni televisive appartenenti ad un passato che bisogna guardare con non troppa fierezza, ma solo come libro di testo per sapere cosa non sbagliare. In altre parole: Supergirl è virtualmente lo spin-off mancato e in ritardo di quattro anni di Smallville che, armato di spirito reazionario e mezzi retrogradi e superati, ha trasformato l'occasione per avere una figura femminile di riferimento anche in DC Comics, nell'ennesimo tentativo di cavalcare la moda delle trasposizioni a fumetti utilizzando un franchise noto e amato come specchio per le allodole.



Conclusione:
La prima stagione di Supergirl si presenta come un paradosso. Un telefilm venuto dal passato che, già alla prima uscita, dimostra di non aver superato brillantemente la prova del tempo, dato che questa apparente "novità" puzza terribilmente di "già visto". Il serial comics sulla cugina di Superman ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare e neanche riavvolgendo il tempo come il cugino si potrebbe aggiustare qualcosa. Dopo tutte le innovazioni fatte nel genere dei serial comics (vedi Marvel's Daredevil), mostrare un nuovo serial di stampo supereoistico senza mezzo spunto originale e guardare alle passate schematizzazioni di puntata è davvero un autogol clamoroso.

- Symo

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