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lunedì 12 marzo 2018

Blood Drive: Stagione 1 - la recensione (Pick A Card-Cer #113)

Oggi, parliamo di un telefilm, perché - come sempre - ne abbiamo voglia. Recensione della prima stagione di BLOOD DRIVE.


Trama:
In una Los Angeles di un futuro distopiano, dove il cambiamento climatico ha portato la temperatura a 46°C all'ombra, l'acqua scarseggia tanto quanto il petrolio e il crimine imperversa a tal punto che solo la peggiore violenza è punita, Arthur Bailey corre nella più lurida e meschina gara del mondo, Blood Drive. L'ultimo poliziotto buono tra un'orda di funzionari corrotti di una città desolata, Arthur cerca di sopravvivere a una competizione il cui maestro di cerimonie è un incubo vaudevilliano, i conducenti sono assassini deviati e le auto sono alimentate con sangue umano, aiutato da una femme fatale di nome Grace.

Il mio Parere:
Arrivati nel 21° Secolo, anche le serie tv sono riuscite a trovare il modo di proporre agli spettatori la versione televisiva del concetto di "lettura estiva". Con questo termine ci si riferisce ad una lettura leggera e non troppo impegnativa, dove il lettore è intrattenuto da una trama non troppo complicata ma, al contempo, sufficientemente studiata per non annoiarlo e mantenere costante il ritmo della sua lettura nonostante le alte temperature estive; insomma, un modo per non abbandonare l'abitudine della lettura, senza però farsi schiacciare dal clima. 

La televisione prende questo concetto e ritaglia attorno a questo desiderio un vero e proprio servizio, creando qualcosa che serva proprio (ed esclusivamente) a questo scopo: intrattenere con una serie tv nonostante il caldo. Non si sa se Blood Drive nasca veramente per questo motivo ma, da come si presenta, la sua funzione si conferma subito essere questa: intrattenimento fine a se stesso.


Dalla mente contorta di James Roland nasce Blood Drive, serie con Alan Ritchson (l'Aquaman di Smallville) e Christina Ochoa (Karen Morales in Matador) che si presenta, appunto, con l'esigenza di dare al pubblico l'ennesimo capitolo della serie ignoranza che avanza: e in Blood Drive non solo avanza, ma regna pure sovrana. Il pilot, per tenere fede alla politica "trama non troppo complicata ma sufficientemente studiata" offre allo spettatore un universo narrativo tutto nuovo che è, però, il risultato della commistione di svariati elementi presi qua e là da altre opere famose, in modo da confezionare un prodotto che sia il perfetto bilancio di originalità e familiarità.

La serie è infatti ambientata in un alternativo 1999, dove il mondo è in ginocchio per la mancanza di risorse ed il terreno è fertile per pervertiti, maniaci, violenti, assassini, multinazionali cattive e chi più ne ha più ne metta. In questo distopico scenario fatto di perdizione, gli uomini hanno creato la Blood Drive, una gara automobilistica dove le auto sono alimentate a sangue umano poiché il petrolio costa troppo. Premio della vittoria: la vita, la gloria e, ovviamente, denaro. Tradotto nel linguaggio da uomo della strada: Mad Max + Kenshiro + RoboCop + Wacky Races + un film a caso di Quentin Tarantino quando fa il tamarro grindhouse insieme a Robert Rodriguez. Anzi, se proprio bisogna dirla tutta, tutte le opere citate qui sopra sono in verità prese da Blood Drive per creare la quinta essenza del genere grindhouse, fatto di: enorme quantitativo di scene non-esplicite di sesso, dialoghi fatti di giochi di parole e doppi sensi, violenza, personaggi eccentrici e con costumi fedeli alla tradizione burlesque, sadismo e sequenze deliberatamente dedite a creare scene di violenza gratuita scandite da morti tanto fantasiose quanto disgustose.


Nella nuova serie di SyFy, questi elementi sono presenti nella loro forma più pura e primordiale, il tutto infiocchettato e tenuto assieme con un bel nastro che si chiama "sottotrama" e che vede il coinvolgimento della tipica multinazionale fetente anni '80 in tutti gli accessori disponibili nel mondo di Blood Drive, forse connessa in qualche modo alla gara del telefilm. Ma questo non è importante, visto che la trama è un semplice elemento accessorio, un soprammobile che qui esiste solo per rendere più comoda e plausibile l'azione di triturare i corpi degli sfortunati nei motori trita-persone e ricavarne così del carburante. Del resto, questo è l'elemento che spicca di più nella serie e, nella sua mentalità, è molto più importante valorizzare questo aspetto piuttosto che una vera e propria trama orizzontale, qui presente solo in veste di Piano B. Spieghiamo meglio.

L'idea generale di Blood Drive e del sangue usato come benzina è accattivante per il suo alto coefficiente di ignoranza. Purtroppo però, una serie ha bisogno di una trama per poter vivere, anche se questa è enormemente labile e, proprio per queste esigenze narrative, non è possibile escludere del tutto questa componente. Infatti, sul finire della serie, queste caratteristiche non sono state sufficienti per continuare la propria corsa, cosa che ha decretato la cancellazione, dato che si è affidata alla sola ignoranza di fondo e senza costruire una parvenza di progressione narrativa. 


Conclusione:
SyFy inserisce la chiave, ingrana la quinta e parte a tutto plasma per la leggerezza estiva con Blood Drive, serie tv che non ha niente da perdere, nulla da guadagnare, ma solo tanta ignoranza da vendere. Se necessitate di una pausa da telefilm più impegnati, questa è la serie che fa per voi.

- Symo

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