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venerdì 1 dicembre 2017

Freccia Verde: Il Tocco Di Mida - la recensione (Baloon Central #125)

Oggi parliamo FRECCIA VERDE: IL TOCCO DI MIDA. Perché? Perché ne abbiamo voglia.


Dati Generali:
Testi: Dan Jurgens, J.T. Krul & Keith Giffen
Disegni: George Pérez, Ray McCarthy & Ignacio Calero
Volume Contenente: Green Arrow (Vol. 5) #1-#6
Anno di Pubblicazione: 2011
Etichetta: DC Comics
Prezzo: €13.95

Trama:
Freccia Verde prima colpisce, poi fa le domande. Tutto questo mentre viaggia intorno al mondo con le sue armi all’avanguardia per assicurare i delinquenti alla giustizia… e allo stesso tempo violare qualsiasi legge esistente. Scoprite con noi le prime storie che hanno reintrodotto l’arciere smeraldo nei New52

Il Mio Parere:
Penso non ci sia altro modo per dirlo: ammazza che schifo. Esagererei nel dire che questa è la storia a fumetti più brutta che abbia mai letto, ma di certo rientra nell'insieme di quelle storie con un tasso altissimo di illeggibilità; un tasso così alto, da far cadere gli occhi del lettore e fargli sciogliere come uova cotte all'occhio di bue. I motivi di così tanta bruttezza di Green Arrow: The Midas Touch sono principalmente due: la direzione editoriale del personaggio e la sua gestione artistica.


Siamo nel 2011 e la DC Comics sta per scoccare il New52, soft-reboot codardo che ha dato un colpo di spugna col contagocce alla sempre incasinata continuity DC; non che in Marvel sia tutto chiaro a livello di continuità, ma in DC i livelli sono sempre stati imbarazzanti e il numero di crossover che hanno resettato l'universo parlano chiaro. Per Freccia Verde non si presenta inizialmente un problema, ma una molteplicità di esigenze mischiate male e che hanno generato svariati problemi. La DC rivuole il Freccia Verde politicamente impegnato di Dennis O'Neil e Neal Adams, ma vuole anche il Freccia Verde urbano e dark di Mike Grell, il tutto legato assieme dalla atmosfere del telefilm Arrow che ha riportato sotto i riflettori il personaggio. L'obiettivo era quello di soddisfare arruffianarsi soprattutto i fan della serie tv che volevano approcciarsi al personaggio dopo aver visto il serial. Però la DC anche voleva far capire loro che l'Arciere Di Smeraldo è un loro vecchissimo character e che, alle sue spalle, ci sono anni e anni di storie che potrebbero recuperarsi. Così cercano di darne un assaggio inserendo elementi delle più famose incisive caratterizzazioni dell'Arciere di Star City, fallendo.

L'obiettivo era di guardare soprattutto al futuro senza dimenticare il glorioso passato di Green Arrow. Il punto è che, la tecnica dell'unire i punti di forza di più influenze cercando di tirare fuori il meglio del meglio, non sempre funziona, poiché succede che quel tipo di interpretazione funziona perché non la si estrapola dal suo contesto. Prendendo ad esempio la versione di O'Neil/Adams, il tipo di Freccia Verde che scrivevano loro all'interno della testata Green Lantern/Green Arrow funzionava fin tanto che gli anni '70 erano in corso, perché quel Freccia Verde venne modellato per essere attuale durante quegli anni. I problemi degli Anni di Piombo sono ancora quelli di oggi, ma la percezione intorno ad essi è cambiata e un Green Arrow politicamente impegnato come all'epoca non funziona più oggi come funzionava allora. Riportarlo in auge non è impossibile, ma difficile si, e se intanto si cerca di produrre una caratterizzazione commerciale (e indirizzata ai fan della serie tv) e paracula (piena di ammiccamenti ai fan di lunga data) si finisce per confezionare un prodotto ibrido che scontenta sia i fan di nuova generazione, che quelli di vecchia data.


A complicare le cose, abbiamo un team artistico fatto si di grandi nomi, che però non avevano grandi idee su cosa fare del personaggio: forse perché testata assegnata d'ufficio a gente che aveva una vecchia concezione del personaggio o (ancor peggio) non aveva alcun interesse a scriverne le storie. Per questo abbiamo team artistico mal assortito e mal amalgamato, che si passa la palla continuamente, quasi come per dire: "Io non so più come andare avanti e per di più non c'ho voglia, continua te". Per tanto, la storia non riesce a coinvolgere il lettore, con una trama in costante equilibrio tra tradizione e novità che non soddisfa nessuna delle due componenti, cosa dovuto anche ai continui cambi di sceneggiatore che avvengono all'interno della stessa saga.

Questo si riflette anche sulle tavole, dove l'impostazione moderna si scontra ed incontra con uno stile datato e già vecchio quando ai suoi tempi era nuovo. La maggior parte dei numeri raccolti in questo volume mostrano i disegni combinati di George Pérez e Dan Jurgens, dove a turno, uno ci mette gli schizzi e l'altro li ridefinisce. Questo da vita ad uno stile plastico, legnoso e decisamente poco dinamico, facendo sembrare questi disegni delle foto di giocattoli in stop motion, che di personaggi in movimento; anche a Ray MCarthy tocca questa sorte e vedersi ridefinito a matita da Jurgens, danto però lo stesso, terribile risultato. Una impostazione moderna serve a ben poco se alla fine, quello che proponi, è vecchio come il cucco. La situazione peggior poi con gli ultimi numeri, dove troviamo i disegni di Ignacio Calero, che sforna tavole tranquillamente classificabili come residuato bellico degli anni '90.


Sembra quasi che uno stile del genere sia stato estrapolato a forza del flusso del tempo direttamente da quella decade oscena degli anni '90. Beh, che schifo.


Conclusioni:
Freccia Verde: Il Tocco Di Mida è una tentativo di accontentare più fasce di pubblico, finendo poi per scontentarle tutte. Un racconto blando e poco accattivante.

- Symo

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