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lunedì 30 ottobre 2017

Programma Extinzione (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con PROGRAMMA EXTINZIONE.


Dati Generali:
Testi: Marc Guggenheim
Disegni: Carmine Di Giandomenico
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: X-Tinction Agenda (Vol. 1) #1-#4
Prezzo: 3,50 € (cad.)

Trama:
A dieci anni dalla fine del regime fascista di Cameron Hodge, Havok e Wolfsbane si sono impegnati per ricostruire Genosha e trasformarla in una nazione vivibile per i mutanti. Oggi, un virus minaccia nuovamente la distruzione della razza e costringe lo stato ad una quarantena totale. Trovandosi nuovamente in difficoltà e con la razza mutante nuovamente a rischio e abbandonata dal mondo, gli X-Men maturano diversi interessi e strategie di sopravvivenza, portando il gruppo ad una spaccatura e a mettere le due fazioni una contro l'altra. 

Il mio Parere:
Negli anni '90, gli X-Men avevano raggiunto l'apice della notorietà grazie a 17 anni di masterplotting di Chris Claremont e una serie animata che ancora oggi fa il culo a molte altre. Ergo, quando una cosa va alla grande, spesso si commette un errore di marketing che sulla corta distanza dà i suoi frutti, a scapito però della qualità sulla lunga distanza: la sovraesposizione causata dai crossover che si ripercuotevano su più testate del sottobosco mutante; crossover (spesso e volentieri) pubblicati solo per spingere il lettore a comprare più serie legate al mondo degli X-Men, che per un vero intrattenimento e cambio di status-quo. L'originale X-Tinction Agenda non rientrava in questa categoria (anzi, qualcosa ancora oggi si salva) però leggendo "l'omaggio" di Marc Guggenheim alla storia, sembra effettivamente così.


Il problema della pessima riuscita di questa miniserie di Secret Wars 2015, è che Guggenheim viene intrappolato nel problema del "cane che si morde la coda". Da una parte, abbiamo la storia in sé, una storia non in grado di fornire molti spunti per tirare fuori qualcosa di nuovo e, dall'altra, abbiamo lo sceneggiatore incaricato, incapace di vedere tra le righe - forse per incompatibilità con il compito affidatogli dai vertici - e riuscire a vedere le possibili potenzialità di narrazione. Un po' è colpa di Programma Extinzione, una storia si importante per il microcosmo degli X-Men - tra le sue conseguenze, ci fu la nascita di X-Force dalle ceneri dei Nuovi Mutanti - ma non così importante o memorabile nella lunga serie dei crossover Marvel. Per tanto, l'originale pubblicazione non offriva a Guggenheim molto materiale da rielaborare per confezionare un suo "sequel spirituale" e spesso, durante la lettura, ci si chiede se valeva la pena riesumare il ricordo del crossover.

Però un po' di colpa se la deve prendere anche di Guggenheim, visto che le difficoltà di cui sopra non lo giustificavano comunque nel prendere scelte così piatte e bislacche, schiave dei peggio cliché odierni. Guggenheim - un Guggenheim diverso da quello di Squadrone Sinistro (sfortunatamente) - per non trasformare la mini della fiera del: "Eh moh cosa cazzo scrivo per arrivare alla fine e passare ad altro?" non trova altra soluzione che ripescare l'idea di Jason Aaron di X-Men: Schism e contrapporre due fazioni di X-Men: una guidata da Havok e sostenitrice di Genosha e l'altra guidata da Jean Grey e intenzionata a rovesciarne il regime. La scelta in sé poteva essere interessante, soprattutto visti i personaggi contrapposti, ma le due fazioni si comportano in maniera del tutto contraria alla loro caratterizzazione e il cambio di tale carattere non viene manco giustificato degnamente. Si balza semplicemente da un evento all'altro senza giustificazioni serie e ben strutturate.


In compenso gli occhi non vengono puniti con le stesse bruschette dei testi, ma bensì graziati dalle divine matite di Carmine Di Giandomenico, qui alla sua ultima prova in Marvel prima di passare in pianta stabile a fare figate su Flash alla DC Comics. Devo dire che è veramente uno scherzo del cazzo quello messo in atto dal destino (senza Dottor davanti) che dei disegni così belli e così impegnati siano legati a doppio filo da una storia così brutta e che lascia solo la sensazione di aver perso tempo a leggere qualcosa che non porta da nessuna parte: se non, appunto, le tavole del Carmine nazionale che qui sfoggiano la perfetta commistione degli stili di Barry Windsor-Smith e Geoff Darrow in un tratto che è indubbiamente una lettera d'amore a loro indirizzata.

Conclusione:
Programma Extinzione è un omaggio offensivo al crossover omonimo degli anni '90, fatto delle stesse cose che hanno contraddistinto la maggior parte dei crossover mutanti di quella decade: plot stupido, avanzamento narrativo inconsistente e personaggi ancor meno intelligenti. Un pessimo modo della Marvel per salutare un fuori classe come Carmine Di Giandomenico in trasferimento alla DC Comics.

- Symo

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