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lunedì 18 settembre 2017

I Maestri Del Kung Fu (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con I MAESTRI DEL KUNG FU.


Dati Generali:
Testi: Haden Blackman
Disegni: Dalibor Talajić
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Master Of Kung Fu (Vol. 2) #1-#4
Prezzo: 2,90 €

Trama:
Benvenuti a K'un Lun, dominio di Battleworld in cui lo studio del kung-fu regna sovrano. In un mondo in cui le mani di tutti sono letali, Shang-Chi si è ridotto ad essere un vagabondo ubriacone a causa del suo turbolento passato e di una accusa di omicidio che grava sulla sua testa. Accolto dai Lower Caste, l'ex-Maestro del Kung-Fu si lascia convincere dai suoi membri ad intraprendere una missione suicida: spodestare l'Imperatore Zheng Zu e porre fine al suo regime di ferro.

Il mio Parere:
Come detto fino alla nausea in queste recensioni legate a Secret Wars 2015, ognuna delle miniserie pubblicate come corollario dell'evento è una citazione/tributo ad una storia/periodo che ha reso grande la Marvel Comics. Questa volta, la coppia Haden Blackman e Dalibor Talajić è incaricata di rendere omaggio ad una persona in particolare che ha finito per caratterizzare una intera decade: Lǐ Xiǎolóng, meglio conosciuto col suo nome d'arte Bruce Lee.

Oltre ad essere un drago nelle arti marziali, Bruce Lee era soprattutto un drago in un arte che non si può imparare: il carisma. Con il suo modo di imporsi, il piccolo drago di San Francisco ha contribuito a sdoganare i film sulle arti marziali, riuscendo nel trasformarlo in un filone a parte che ha caratterizzato gran parte degli anni '70 (oltre che ingigantire gli stereotipi sugli orientali in maniera ancora oggi insanabile). Per farvi capire quanto la cosa influisse quegli anni, le arti marziali stanno agli anni '70 come gli zombie stanno agli anni 2000 dopo la venuta di The Walking Dead. Siccome il mercato tende a seguire il trend, la Marvel cercò di seguire l'onda, rilasciando fumetti di quel genere e creando icone di quel filone ancora oggi famose come Shang-Chi - protagonista di questa mini - e Iron Fist, all'apice della fama grazie alla sua serie Netflix.


Proprio per quanto spiegato sopra, Master Of Kung Fu sfrutta solamente la location di Battleworld per creare una storia indipendente dal crossover, sbattendosene altamente del dominio del Dottor Destino e concentrandosi maggiormente sul tributo a Bruce Lee, utilizzando come protagonisti i personaggi Marvel rivisitati in salsa arti marziali. Il tributo a Lee è così palese, che non solo non si fa menzione alcuna all'Incursione e la creazione di Battleworld nella narrazione della storia, ma l'intera miniserie ricalca a grandi linee la trama del film Enter The Dragon (in Italia conosciuto come I Tre Dell'Operazione Drago) e tocca tutti i classici archetipi della narrazione orientale e del filone arti marziali: spiegoni sulla creazione del regno inclusa. Proprio per questo, non si dirà sulla sulla storia in sé, poiché è una di quella classiche storie fatte per piacere - e indirizzate - ad una precisa fetta di pubblico. Piace? Bene. Non piace? Piacenza (battutona...)

Ovviamente, protagonista di questo tributo non poteva che essere Shang-Chi, personaggio interamente ricalcato sulla figura di Bruce Lee (c'è addirittura una lontana assonanza nei nomi) che qui compie un viaggio di riscatto e di redenzione alla riscoperta del kung-fu, arte a cui ha dedicato la sua vita, scontrandosi con tutti gli altri personaggi nati da questo filone (come Iron Fist) o ad essi collegati per caratteristiche affini (come Elektra). Partire da un protagonista che è una autentica nullità che cerca di scalare di nuovo la catena alimentare, e nello sconfiggere avversari riacquista pezzi di sé e della sua credibilità, è una brillante scelta della coppia Blackman/Talajić. Come ogni cosa nata dalla cavalcata di un trend, una volta che questo scema e finisce per non essere più di moda, perde attrattiva e il pubblico comincia a non capire più cosa ci vedeva di così bello. Partendo dal nulla, Blackman/Talajić fanno di nuovo riscoprire le storie di onore, vendetta, riscatto, pestaggi e filosofia orientale.

Unica pecca di tutto ciò, è che Blackman - utilizzando i personaggi a sua disposizione - compie una fighissima operazione di world building che rende Master Of Kung Fu un potenziale episodio pilota per una serie interamente incentrata sul tema arti marziali. Nonostante le origini di questa rivisitazione uattà sia decisamente accattivante e rispecchi un poco quella della divisione dei regni di Game Of Thrones, è davvero un peccato che Blackman debba concentrare tutta la spiegazione del regno di K'un Lun in sole tre/quattro pagine all'inizio di ognuno dei quattro numeri e che la narrazione stessa debba concludersi dopo soli quattro numeri. C'era davvero tanto di quel materiale da andare avanti a narrare storie per almeno altri cinque anni. Ergo, un'altra pecca, è che tanti personaggi la cui presenza era inaspettata e sono qui presenti, ma rivisti sotto altre vesti (per esempio, un Silver Surfer riconfigurato in veste di monaco consigliere) non riescono a mostrare tutto il loro potenziale, finendo per fare una semplice e infelice comparsata.


Per i disegni, invece, abbiamo un Dalibor Talajić in forma smagliante. Ho decisamente un debole per stili di disegno come il suo, sfaccettati, cartoonistici, anatomicamente fedeli, dinamici e slanciati. Qui il disegnatore ha addirittura occasione di potersi sbizzarrire con il character design dei personaggi rivisitati per essere utilizzati in I Maestri Del Kung Fu, così da sembrare più orientali: il risultato è decisamente incredibile e sembra che la loro natura sia stata sempre questa. In più, le pagine di flashback danno a lui occasione di potersi nuovamente sbizzarrire e utilizzare uno stile più minimalista e fiabesco, ma decisamente fantastico. Ma forse il massimo viene dato nelle scene di combattimento, dove Talajić può nuovamente dare il massimo organizzando la pagina con uno stile tra l'impostazione classica delle griglie, ma anche rivoluzionare e funzionale all'inquadratura dei combattimenti.

Conclusione:
I Maestri Del Kung Fu è una lettera di amore e stima a Bruce Lee e tutta la carrellata di film che la sua iconica figura ha contribuito a creare e sdoganare nell'immaginario collettivo. La storia potrebbe non piacere in più, ma non si può che premiare positivamente la grande passione che trasuda da questa storia scritta con tanto pathos.

- Symo

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