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venerdì 15 settembre 2017

Diabolik: Il Re Del Terrore - Il Remake (Baloon Central #121)

Inizialmente nata come una recensione, mentre scrivevo, questo post è diventato qualcosa di più. Da una semplice recensione di DIABOLIK: IL RE DEL TERRORE - IL REMAKE, siamo passati ad una vera e propria analisi sul perché questo remake è - a mio parere - la miglior storia di Diabolik dal '62 a questa parte.


Dati Generali:
Testi: Angela Giussani (originale soggetto) & Alfredo Castelli (nuova sceneggiatura)
Disegni: Giuseppe Palumbo, Sergio Zanbioni & Paolo Zaniboni (prologo ed epilogo)
Anno di Pubblicazione: 2004
Etichetta: Astorina
Prezzo: 4,50 €

Non so dire al momento se l'abbia spiegato o meno su queste coordinate, ma con Diabolik ho sempre avuto un problema a farmelo piacere. Per me, leggere la nera creatura delle Sorelle Giussani è sempre stato come uscire con una ragazza da cui si è attratti dal bel fisico, per poi decidere di non farci niente perché qualcosa - a livello emotivo - non rilascia la giusta scintilla. Per Diabolik è lo stesso. E' un personaggio visivamente e concettualmente accattivante e affascinante ma, ogni volta che mi metto a leggere le sue storie, la narrazione non mi offre poi molto altro, come se quelle caratteristiche di superficie non vengano poi sviluppate al meglio; come se tutto, insomma, fosse solo potenzialità e niente effettività. Ancora oggi continuo a pensare gran parte di queste cose: tranne per quando leggo qualche numero giusto de Il Grande Diabolik, serie quadrimestrale del personaggio con un formato e una numerazione maggiore rispetto a quella del formato standard. Qui, il formato da modo agli autori di impostare la griglia di disegni diversamente e di creare storie di più ampio respiro. Ed è qui, che il personaggio sembra funzionare di più, è qui che dimostra di avere spessore e di saperlo mettere in pratica. In particolar modo, lo fa il remake de Il Re Del Terrore.


Come avete visto, il volume in questione risale al 2004, ancora lontano circa una decina d'anni prima della moda di reboot e remake che - ancora oggi - infesta le sale cinematografiche che attuano questa tecnica perché indubbiamente povere di materiale. Nonostante cioè, è comunque giusto farsela la domanda che può passare per la testa: il remake di questa pietra miliare del fumetto, è stato fatto per fare soldi? Se così fosse, ad Astorina (sotto certi aspetti) non gli si deve farne una colpa. Fare un remake/reboot è l’operazione più sicura di questo mondo, perché prendi un numero di fans consolidato, che investirà comunque dei soldi in un qualcosa che coinvolge un marchio conosciuto e collaudato. Puoi anche fare il remake/reboot più inguardabile che ci sia, ma interessa per principio a talmente tanta gente, che alla fine gli introiti arrivano comunque. Fortunatamente per noi, il team dietro a Il Re Del Terrore - Il Remake non ha fatto questa scelta per pagarsi le vacanze, quanto più per giustizia poetica verso Diabolik e raddrizzare molte cose che non andavano bene nell'originale primo numero del 1962. Ed è proprio per questo, che questa versione del 2004 non solo si dimostra più bella e avvincente dell'originale, ma anche più funzionale e congruente.


E' vero, all'epoca alle Sorelle Giussani interessava solo scuotere le coscienze, fornendo ai lettori un personaggio innovativo e diverso da tutti gli altri personaggi a cui il panorama Italiano era abituato. E infatti, Dabolik era un villain fatto e sputato. Negativo, freddo, crudele, vincente e dotato di un cinismo e una assenza di scrupoli che ne fecero subito un caso editoriale. Il problema arriva quando si forma una solida fanbase sempre più esigente e con degli standard ormai fissati. Quando si manifesta tutto ciò, si attua una operazione di revisionismo da parte dei lettori per analizzare il cambiamento che il personaggio ha fatto dagli esordi fino ad oggi. Revisionismo che tende ad andare oltre l'iniziale fascino della novità. Il Re Del Terrore Originale, infatti, era si bello per via della fetenzia di Diabolik, ma era pure pieno zeppo di buchi narrativi ed incongruenze di sceneggiatura che minavano la qualità della storia, disseminando l'albo di scelte da parte dei personaggi che non avevano molto senso. Per fare un esempio, nel primo numero originale si racconta molto sommariamente il fatto che Diabolik sia stato catturato da Ginko e successivamente sia riuscito a evadere dal carcere.


Infatti non regge il fatto che Diabolik possa girare indisturbato a volto scoperto. Perciò lo sceneggiatore Alfredo Castelli decise nel remake di aggiungere il fatto che, quando Diabolik fu arrestato, indossava una delle sue particolari maschere e quindi il suo volto non è mai stato riconosciuto anche durante il periodo in prigione, consentendogli così la fuga togliendosi semplicemente la maschera.


Oppure, prendere delle sequenze ed aggiungere più dettagli, così da rendere la narrazione più completa e meno campata per aria. Per esempio, nell'originale n°1, l'obiettivo di Diabolik è rubare un "capitale di trecento milioni"; nel remake, diventano dei pugnali pregiati: ed è qui che il remake svolge la sua funzione mettendoci delle giuste pezze. Capite che come oggetto del furto diaboliko di turno, un "capitale di trecento milioni", è un qualcosa di fin troppo poco materiale e preciso. Insomma, quel capitale da cosa è rappresentato: semplici soldi, o da un oggetto particolare? Nel remake diventano un oggetto di rara bellezza, essendo la soluzione narrativa più giusta: del resto, nessuno vi impedisce di credere che i pugnali in questione possano valere trecento milioni.

Lo scopo di questo remake finalizzato a Il Re Del Terrore è proprio questo qui. Non è un rifacimento che prende solo gli elementi di base, per costruirci qualcosa di nuovo basandosi a grandi linee sul materiale originale della storia; insomma, non è come la serie tv di Westworld basata - a grandi linee - sull'omonimo film del 1973. La storia che ci troviamo davanti è la stessa, medesima del 1962, solo con delle aggiunte/cambiamenti necessari per migliorare la storia; l’idea del remake è, insomma, nata più che altro per correggere alcuni buchi narrativi i a cui non riusciva a trovar risposta all'interno della storia originale. La trama principale è quella, le iconiche sequenze sono quelle, i momenti topici sono quelli, cosa non cambiata dalle aggiunte/correzioni inserite che non minano la resa della storia ma, anzi, rendono l'esperienza più avvincente. L'unica cosa aggiornata, è il ritmo della storia, poiché l'impostazione grafica e il modo di disegnarla è diverso, indubbiamente più moderna e dettagliata, ma anche qui, più incline al tipo di storia pensata. Dove nella storia originale si cercava di raccontare la maggior parte delle cose usando il minor numero di vignette, con l'evoluzione del fumetto, ora non si cerca più di essere riassuntivi ma il più cinematograficamente possibile; ogni vignetta, oggi, è come aver immortalato un fotogramma in una foto. Si prenda la scena del ritrovamento del corpo di Eleonora.


La versione del '62 di Angelo Zarcone, disegnatore originale della storia.


E la versione del 2004 di Giuseppe Palumbo. Oppure, la vignetta che fa un dettaglio/primissimo piano sugli occhi di ghiaccio di Diabolik.


La versione del '62 di Zarcone.


E la versione del 2004 di Palumbo. E ancora, la mia preferita: la scena dello spaventapasseri.




La versione del '62 di Zarcone.




E la versione del 2004 di Palumbo. Funziona sempre di più quella del Giuseppone nazionale, vero? Ma non solo perché, obiettivamente, Zarcone era uno scarpone (battutona) e Palumbo è un fuori classe, figlio anche di un'altra epoca e un altro modo di concepire il fumetto dopo aver studiato i Magnus, i Pazienza, i Liberatore e chi più ne ha, più ne metta. Il punto è che, come detto prima, per il tipo di storia pensata servira un ritmo e un tipo di disegno che solo un tipo come Palumbo sapeva dare. Ma all'epoca il fumetto era troppo grezzo e, quindi, doveva aspettare del tempo affinché il media si evolvesse per acquistare quei mezzi che avrebbero potuto, finalmente, rendere giustizia alla storia anche a livello grafico. Trattata questa cosa sul remake e sul perché il rifacimento adoperato ne Il Re Del Terrore possa essere considerato una sorta di "remake d'autore", passiamo a spiegare perché reputo questo rifacimento la miglior storia di Diabolik. Perché. per quanto mi riguarda, è anche l'unica vera storia di Diabolik.


Ne Il Re Del Terrore, il fu-Walter Dorian era ancora come le Sorelle Giussani l'avevano pensato: come un cinico bastardo senza scrupoli, pronto a prendere drastiche decisioni pur di arrivare al suo obiettivo, come avete visto nella tavola qui sopra, dove la nera creatura delle sorelle Angela e Luciana uccide il padre di Stefano Garian perché (se l'avesse impersonato lui) sarebbe stata una figura più facile da controllare. Da questa prima storia in poi, soprattutto dopo l'introduzione di Eva Kant, il personaggio è poi cambiato fin troppo. Da incallito criminale merdaccia, gli autori l'hanno poi riformattato in uno pseudo anti-eroe romantico, forse perché le stesse Giussani hanno pensato che il pubblico non era pronto per un personaggio talmente all'avanguardia. Così, hanno deciso di smussarne gli angoli, in modo da evitare ulteriori problemi con l'opinione pubblica; il punto è che, da li, Diabolik ha cominciato a farmi pietà. Un altro grande pregio del remake, è quello di ridonare quella cattiveria perduta al suo protagonista, dando modo al lettore di capire il piano del Re Del Terrore, ma non di giustificarne gli atti sempre rigorosamente atroci, tenendo ancora una volta fede al concetto di coerenza. Il protagonista è un criminale incallito? Va bene, caratterizziamolo come tale, ma cerchiamo pure di far capire alla gente che il concetto di "protagonista" non va pari passo con quello di "personaggio positivo". Breaking Bad insegna, ma Diabolik l'ha fatto con quasi cinquant'anni d'anticipo.


- Symo

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