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lunedì 12 giugno 2017

X-Men '92 (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con X-MEN '92.


Dati Generali:
Testi: Chad Bowers & Chris Sims
Disegni: Scott Koblish
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: X-Men '92 (Vol. 1) #1-#4
Prezzo: 2,90 € (cad.)

Trama:
Benvenuti a Westchester, regno di Battleworld dominato dal Barone Robert Kelly dove gli X-Men sono riusciti a portare la pace nel mondo e sono stati finalmente accettati dagli umani. Ma qualcosa - o meglio, qualcuno - non è tanto felice della situazione. Nell'ombra si muovono strane forze che vogliono nuovamente minacciare gli X-Men e far tornare tutto ai tempi precedenti alla pace. Quando viene poi istituito il centro di riabilitazione mutante Clear Mountain, gli Uomini X si muovono alla scoperta di questo centro che non sembra molto amichevole. Direttamente da X-Men: The Animated Series, ecco la versione anni '90 degli X-Men che torna in azione in queste pagine! Spero che sopravviviate all'esperienza!

Il mio Parere:
Per chi mi segue da un po' di tempo, sa già quello che penso su X-Men '92, ennesima miniserie legata al revival 2015 di Secret Wars, dove (questa volta) la Marvel decide di omaggiare la serie animata anni '90 che fece schizzare gli Uomini X verso il successo planetario. Mesi or sono (ma quanti sono?), su queste coordinate venne pubblicato un articolo che lasciava intendere quanto questi quattro numeri confezionati dal trio Chad Bowers, Chris Sims e Scott Koblish mi avessero poco esaltato. L'articolo aveva per titolo uno per nulla fazioso ed entusiasta, come: "I Pregevoli Easter Eggs di X-Men '92". Questo perché la miniserie mi aveva divertito così tanto, e la mini in se era fatta talmente bene, che decisi di andare a caccia di tutto le curiosità prima di essere psicologicamente pronto per la recensione. Ancora oggi non siamo pronti, ma ci proviamo.


Per scrivere una miniserie del genere, che parte da un presupposto ben preciso - ovvero continuare le storie di X-Men: The Animated Series o, quanto meno, tener fortemente conto della sua continuità e retaggio - bisogna essere indubbiamente degli X-Espertoni; non bisogna avere conoscenze solo del cartone in se, ma anche del suo fumetto di provenienza e di tutti gli spin-off poi nati dalla testata ammiraglia Uncanny X-Men. Ecco, la premiata ditta Bowers/Sims dimostra indubbiamente di avere tutti i requisiti necessari per uscirsene a testa alta da questa impresa; una grande prova è ovviamente la scorpacciata di riferimenti/citazioni/easter eggs alla serie animata ma anche alle storie fumettistiche, strategicamente raccolti nel post citato sopra proprio per evitare di dilungarci troppo nell'elencarli. Una volta "studiata la teoria" e ripassato tutte le varie x-conoscenze, il passo successivo è quello di metterle in pratica, cercando di proporre uno stile che abbia una triplice provenienza e stile: quello della serie animata, quello della serie a fumetti e quello degli anni '90 in se, poiché grande decade e fonte di enorme fortuna degli X-Men saranno proprio quegli anni. Ebbene, riescono pure in questo: e fanno anche di più. Bowers e Sims non si dimostrano solo grandi conoscitori della storia passata degli X-Men, ma anche quella presente, inserendo elementi e personaggi più recenti come, per esempio, Cassandra Nova o una versione tutta nuova di X-Force. Quello che stupisce di più, però, è che la loro conoscenza della decade e delle due serie (animate e a fumetti) è tale da riuscire a creare una nuova versione dei protagonisti e delle storie che unisce le parti migliori del cartoon e della testata.


Personaggi come Wolverine, Tempesta, Ciclope ecc. sono contemporaneamente quelli del cartone e quelli del fumetto ma, al loro interno, ci sono le caratteristiche migliori di questi media; il risultato - grazie alla scrittura appassionata dei due sceneggiatori e alle matite molto retro di Scott Koblish - è quello di fornire storie e personaggi che sono la quinta essenza della loro reputazioni, evitando di sembrare datati, ma presentandosi al lettore come freschi, frizzanti e nuovi. E' una strana dicotomia, pensandoci bene, poiché è indubbio che i protagonisti di X-Men '92 sono intrappolati in quella bolla temporale che fa capire che parliamo di un franchise di venticinque anni fa. Però! Leggendo quelle storie non si avverte il peso dei suoi anni ma, anzi, si gusta un dinamismo e una freschezza che molte storie odierne degli Uomini X non hanno; si divorano le pagine una dopo l'altra proprio perché il lettore si lascia contagiare dalla ispirata scrittura che riserva, ad ogni pagina, emozionanti sorprese/sequenze/colpi di scena. Anche qui, è indubbio che gli X-Men (dal post-Grant Morrison e post-Joss Wheadon) si siano allontanati da quello che sono sempre stati, perdendo un po' di mordente. X-Men '92, vero e autentico blast form the past, ridona gli Uomini X un boost che non sembrava più capace di dare. Fa sicuramente riflettere il fatto che, per riottenerlo, la Marvel abbia dovuto riesumare questo celebre status quo.


Passando alle matite di Scott Koblish, possiamo dire che il disegnatore è un Rob Liefeld fatto meglio. Del co-creatore di Deadpool sono state dette (e ancora oggi vengono dette) tante cose; c'è chi sostiene che sia uno scarpone immane, chi invece che sia un genio parodistico incompreso. Se per Liefeld la diatriba è ancora aperta - e forse non si risolverà mai - tutt'altra storia è per Koblish, che interiorizza nel suo stile gli intenti che Liefeld continua (a mio parere) a fallire ancora oggi. Scott Koblish ha indubbiamente uno stile retro, uno stile che modernizza alcuni stilemi grafici in voga negli anni passati. Per fare un esempio, Koblish è enormemente bravo a riprodurre tutte le mode grafiche dei disegnatori anni '90, come improbabili costumi dalle spalle lunghe come le ali di un Boing 747 e munite di cinturoni e sacchettini dalla funzioni ancora ignote all'uomo (Cable, di questa moda, ne è ancora oggi un grande rappresentate). Ergo, proprio per questo stile, Koblish era l'uomo giusto per questa impresa: non solo per ricalcare lo stile degli anni '90 in modo da aumentare l'immersione amarcord, ma anche per parodiare un poco alcune modo insulse che - già a livello di idea - pure in quegli anni non avevano ragione di esistere. E, credetemi, questa "parodia grafica" la fa mille volte meglio del giustamente ridicolizzato Rob Liefeld.

Conclusione:
X-Men '92 potrà non essere un fumetto ricordato dalle masse per particolari meriti rivoluzionare per il comicdom in se. Però rimane comunque un piccolo capolavoro nell'ombra, poiché è un grande e perfetto tributo ad X-Men: The Animated Series, una serie animata di cui ancora oggi si parla troppo poco. La sua perfetta continuazione e il perfetto tributo (e sfottò) agli anni '90 e agli X-Men degli anni '90. Old but gold. New but blue. 

- Symo

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