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venerdì 5 maggio 2017

Dylan Dog N°74 - Il Lungo Addio: la recensione (Baloon Central #109)

Oggi, ho voglia di confrontarmi con un grande classico.


Dati Generali:
Testi: Mauro Marcheselli & Tiziano Sclavi
Disegni: Carlo Ambrosini
Anno di Pubblicazione: 1992
Etichetta: Sergio Bonelli Editore

Trama:
Tornano un ricordo e una malinconia. Tornano con il volto di Marina Kimball, forse il primo vero amore di Dylan. Frammenti di un’estate giovanile ormai perduta, riavvolti sul corso lento della memoria. Avrebbe potuto andare diversamente? Nessuno può, né vuole saperlo. Quel che è certo è che Marina è qui e non porta con sé incubi o terrori, ma soltanto il dolce fantasma di un lungo addio…

Il Mio Parere:
Con Il Lungo Addio ho un legame particolare per diversi fattori determinanti. Il primo, è che trovai questa storia per puro culo nell'edicola dell'aeroporto di Malpensa - al prezzo di copertina (tradotto in euro, ovviamente) - nel 2013, quando aspettavo l'aereo per Londra e che mi avrebbe portato verso la mia prima vacanza studio e prima vacanza da solo all'estero; vedendo la destinazione, un fumetto riguardante Londra non potevo non portarmelo nell'omonima città (e quale personaggio migliore di Dylan?). Seconda cosa, essendo un albo che aspettavo da molto tempo di leggere, ed essendo uno di quegli albi che devi per forza leggere se sei fan di qualcosa, me la sono proprio goduta un mondo.


Il Lungo Addio è forse la storia più alternativa e diversa dell'intero repertorio dell'Old Boy, talmente diversa e toccante, che è un po' il Watchmen per il genere dei supereroi: non solo ha fatto maturare il personaggio e contribuito a dargli lo spessore di cui gode ora, ma è anche una di quelle storie che (se sei un vero fan di DYD), prima o poi la devi leggere per forza. Un pò come Watchmen: se ti piacciono i supereroi e i comics americani, devi leggerla. Questo 74° numero della serie dell'Indagatore dell'Incubo si contraddistingue dagli altri per alcune scelte narrative riuscite che vengono usate per raccontare questa storia: è semplicemente una storia d'amore tenera, romantica, intrisa ricordi, sensazioni e nostalgia; non c'è horror, mostri, demoni, battutacce di Grucho (che se ne sta zitto o, quando parla, lo fa come un comune essere umano) e non ci sono omicidi, scene splatter o altre tipiche peculiarità che hanno reso le storie di Dylan famose per quello che sono.

Tutto è incentrato sui sentimenti repressi di Dylan e Marina, così innamorati l'uno dell'altro, eppure così preda della loro timidezza e paura di non essere corrisposti, da reprimere il proprio affetto nel profondo, impedendo allo stesso di lievitare e prendere forma. Ciò che resta di quell'amore, sono solamente delle frasi interrotte, sbiaditi ricordi di un timido e misero tentativo di dire tre semplicissime parole che si posano sul fondo del cuore della memoria, diventando un frustrante rimorso per non essere stati più coraggiosi ed inclini al rischio.

A alla luce di ciò, tutta la narrazione assume dei toni agrodolci e che stampano sulla faccia del lettore un sorriso tra l'amaro e il compiaciuto, incline all'umore dei protagonisti e in totale empatia con gli stessi. Infatti, permane la felicità degli amori di gioventù (ricordati per la loro spontanea "ignoranza") ma anche il rammarico e il rimorso che queste strade non siano andate oltre i semplicistici "amori estivi". Dispiaciuti, non si può che trovare una soluzione a quello che sembra un danno, un offesa perpetrata da entrambi ai danni di entrambi. Ma una soluzione non c'è. Si può solo fare pace con ciò che è successo.


Il racconto è giocato sul piano di una dimensione onirica, surreale, tra presente e passato perfettamente incastrati in un unico tempo che si diverte a passare continuamente dai ricordi al presente inzuppato anche di scene che definiranno alcuni aspetti di Dylan Dog, come il ritrovamento della sua pistola o la scelta della sua futura e iconica macchina. Lo scarto tra i due periodi è evidente grazie alla matita dell'ottimo Carlo Ambrosini, che qui utilizza grigi morbidi e acquerellati per fissare il passato di questa storia d'amore, in contrasto netto con il bianco e nero serrato con cui vengono quasi sempre inchiostrati i numeri; già che ci siamo, sfatiamo anche un grosso mito: l'opera non è tutta da attribuire a Sclavi, dato che l'idea venne a Marcheselli che generò il plot a grandi linee, Tiziano curò i dialoghi (e che dialoghi, basti ricordare la celebre canzone senza titolo e il suo indimenticabile testo) e adattò la trama affinché potesse essere una sceneggiatura da disegnare. Un lavoro di coppia insomma, che ha generato un risultato leggendario.

Conclusioni:
Una storia struggente che mostra non solo perchè Dylan divenne il fenomeno di culto per eccellenza degli anni '90, ma anche che il fumetto Italiano ha da invidiare al resto del mondo veramente poco. Chi ama Dylan Dog non puo' non conoscere a memoria quest'albo. E non puo' non aver pianto, almeno una volta.

- Symo

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