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lunedì 24 aprile 2017

1872 (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta si continua con 1872.


Dati Generali:
Testi: Gerry Duggan
Disegni: Nik Virella
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: 1872 #1-#4
Prezzo: 2,90 €

Trama:
Nella criminosa città di Timely, lo Sceriffo Steve Rogers è l'unica persona con le abilità e il coraggio di affrontare l'incessante corruzione promulgata da Wilson Fisk. In una città dove ogni giorno bisogna ringraziare per essere riusciti a respirare anche oggi, arriva da nulla Red Wolf: uno straniere pellerossa che cambierà le cose per sempre all'interno di Timely. 

Il mio Parere:
Partiamo con un commento a caldo e del tutto poco professionale: 1872 è veramente tanta roba. Scritta da Gerry Duggan e disegnata dall'azzeccatissimo Nik Virella, questa miniserie in quattro parti è una guida (nonché esempio) di come dovrebbe essere scritta una storia che si avvale dell'ambientazione in una realtà alternativa, usando però personaggi enormemente noti al pubblico. Il talentuoso Gerry Duggan - che, serie dopo serie, sta acquistando una importanza sempre maggiore in Marvel - lavora infatti su questo: utilizzare gli stessi personaggi classici della Casa Delle Idee, ricollocarli in un contesto western, senza che le caratterizzazioni che rendono personaggi come Devil quello che sono vengano compromesse. Insomma, cercare di vederli sotto una nuova luce, senza trasformarli radicalmente. Sembra una grossa pretesa? Lo è. Ma Duggan riesce comunque a soddisfarla.


La narrazione di 1872 è doppiamente impreziosita non solo dall'aspetto sopra descritto, ma anche dal fatto che l'intera trama è orchestrata seguendo i parametri che sono diventati poi classici del genere western; parametri sdoganati da riconosciuti classici come Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo, C'era Una Volta Il West, Gli Spietati e tanti altri ancora. Un tributo di 120 pagine al western, ai suoi stilemi e cliché; ai personaggi/attori/registi ecc. che l'hanno reso famoso e alle caratteristiche che, ancora oggi, lo rendono un genere narrativo affascinante e degno di essere ancora narrato. In più, come detto, abbiamo l'accattivante caratteristica dei personaggi Marvel rivisti in chiave western, senza che questi perdano a loro volta quelle che rendono i personaggi quello che sono. Per fare un esempio, Steve Rogers, in 1872, è ancora Capitan America: però tutti i discorsi che fa riguardo la fedeltà alla bandiera e al Sogno Americano, sono dirottati verso la fedeltà alla stella da sceriffo e verso l'importanza della legge; quindi, un Capitan America c'è comunque nella storia: la sua versione più pura e concentrata, anche senza scudo o costume stellostrisciato. Questo discorso va applicato a tutti i personaggi utilizzati nella storia e, credetemi, è il motore principale che fa funzionare la storia. Perché questa rivisitazione, unita alla trama che fa da enorme tributo al genere (dialoghi taglienti e ben scritti compresi) la narrazione va avanti spedita e il lettore la divora in men che non si dica.

A completare il quadro, arrivano poi i disegni di Nik Virella, che servono indubbiamente allo scopo. Onde evitare fraintendimenti, mettiamo i puntini sulle i. Qualcuno potrebbe dire che lo stile di Virella è organizzato in modo di soddisfare le esigente di 1872. Niente di più sbagliato. Non è riorganizzato in modo da soddisfare le esigenze del genere narrativo: la disegnatrice è stata scelta perché, già di per se, il suo modo di disegnare era funzionale alla narrazione e già default si presentava l'ideale disegnatrice per rendere (anche graficamente) il giusto tributo al western, omaggiandone la fotografia. Qui Virella mostra uno stile che gioca molto sulle ombre, i contrasti e avvalendosi di una colorazione che possa far risaltare la decisione di valorizzare un ambiente e dei personaggi sporchi e grezzi.


L'unico difetto, purtroppo, è il finale. Nonostante, a livello di sceneggiatura sia un finale perfetto (poiché chiude tutte le trame e sottotrame della mini), personalmente non mi è piaciuta granché la chiusura. Senza fare troppi spoiler, la serie lascia intuire che i personaggi protagonisti di 1872 prendano poi la strada che hanno preso nell'universo principale Marvel; insomma, in qualche maniera, gente come Peter Parker finisce per diventare l'Uomo Ragno: l'unica differenza, è che lo fa in chiave western. Ecco, questa svolta di trama Duggan poteva anche evitarsela. Poteva semplicemente inserire una citazione che alludesse al destino dei protagonisti riguardo l'assunzione del loro alter-ego in costume, senza però che questi la assumessero davvero. Così si piscia un po' troppo fuori il contesto western, virando più sullo steampunk, e insomma, anche no, grazie.

Conclusione:
1872 è il grande risultato di una formula che mischia il western, la Marvel e la tecnica della rivisitazione. Un po' di problemi sul finale, che forse svaluta quanto letto in precedenza, ma la miniserie rimane comunque un bel pezzo da leggere. Tra l'altro, 1872 ha pure convinto la Marvel a dare il via ad una serie su Red Wolf. Che poi non è andata per niente bene, ma questo è un altro discorso.

- Symo

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