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martedì 7 marzo 2017

T2: Trainspotting (la recensione)

Da grande estimatore di Trainspotting quale sono, non potevo di certo perdermi l'atteso sequel T2: Trainspotting, seguito dell'originale film ambientato a vent'anni di distanza dal primo. Come è andata? Seguitemi e lo scoprirete.


Trama:
A vent'anni esatti dalla sua rocambolesca fuga dalla Scozia con sedicimila sterline nella borsa, Mark Renton si ripresenta a Edinburgo e al cospetto dei vecchi amici, Simon "Sick Boy" e Daniel "Spud". Anche "Franco" Begbie, intanto, è evaso di prigione e non vede l'ora di ammazzarlo a mani nude. Renton li ha traditi, si è rifatto una vita, fuori dalla droga e dentro un progetto borghese, ma quella vita si è già sgretolata, mentre l'amicizia dei compagni di siringa dimostra, nonostante tutto, di aver tenuto bene. Molto è cambiato e molto è rimasto lo stesso.

Piccola Premessa:
Come avete visto, l'impostazione di questa recensione è molto diversa dalle altre che uso di solito quando recensisco un film che vado a vedere al cinema. Prendete come esempio quella di Suicide Squad; anche solo scorrendo il mouse a caso su e giù, vedrete che i miei pareri sono nettamente divisi tra quello che mi è piaciuto, quello che mi ha lasciato un po' così e quello che proprio non mi è andato giù. Avrei tanto voluto usare la stessa tecnica per T2. Il problema? Che questo film è strano forte e mi ha lasciato talmente... Boh, così, che ho preferito optare per un'impostazione non divisa in scompartimenti. Perché nel sequel del primo Trainspotting ci sono fin troppe cose strane e, ogni cosa buona e ben fatta, viene accompagnata da una che non ci sta proprio. Quindi, tanto valeva optare per una impostazione più "classica".

Il mio Parere:
Sono andato a vedere questo film il 27 Febbraio 2017, praticamente una settimana fa, ma ho voluto aspettare a parlarne perché ancora non mi ero fatto una idea. Dopo aver letto diverse recensioni, giusto per trovare anche le parole che cercavo per poter descrivere quello che non riuscivo a descrivere, sono riuscito a capire il problema principale di questa pellicola. Indubbiamente, il primo Trainspotting rimane uno di quei capolavori inarrivabili del cinema e, proprio per questo "titolo nobiliare" raggiunto, ci troviamo davanti a questa inevitabile proporzione. Le pretese e le aspettative dello spettatore saranno direttamente proporzionali alla fama del precedente capitolo, portandolo a pretendere dal film di provare lo stesso impatto e/o sensazioni che ha provato con il prequel. Quindi possiamo dire che:

Il metro di paragone di un Capitolo Successivo (CS) STA Alle aspettative/pretese dello Spettatore (S) COME La fama del Precedente Capitolo (PC) STA Alla Bellezza Acquista Retroattivamente (BAR) dal film perché ormai vintage

CS : S = PC : BAR

Beh, notizia flash: il paragone con T1 non sussiste. Il tempo è diverso, le tematiche sono diverse, i personaggi sono diversi (anche se sono gli stessi). Insomma, tutto è diverso e la relazione tra T1 e T2 è la stessa che c'è tra la Stagione 1 e 2 di Marvel's Daredevil. Indubbiamente la Stagione 1 da vita a tutto e, per vivere, la Stagione 2 riprende moltissimi elementi dalla prima, ma poi li usa come trampolino di lancio per costruire una trama che risulti come un secondo tassello alla carriera di Matt "Devil" Murdock e che continua la storia. Il tentativo di T2 è questo. Tentativo che fallisce a causa di un problema. Sappiamo ormai tutti che il Trainspotting di Danny Boyle è tratto dall'omonimo libro di Irvine Welsh. Beh, il libro un sequel ce l'ha eccome e si chiama Porno; il punto è che Boyle ha deciso volutamente di non prendere elementi da quel libro: ed ecco qui l'errore. Togliendo quello che rendeva T2 il seguito di T1, il registra si trova a dover mettere una pezza riprendendo gli elementi del primo film nel secondo, cercando di riproporli cambiandone però il contesto. In parole povere?

In parole povere, molti spettatori che hanno visto T2 fanno un paragone con T1, perché il film non riesce a staccarsi dagli eventi del suo predecessore. Dal regista, agli attori principali, fino anche ai semplici macchinisti, nessuno, in questo sequel, riesce a staccarsi dal primo film e si commette un errore molto simile a quello fatto da Star Wars: Il Risveglio della Forza. Non sapremo mai cosa ha spinto Boyle e soci ha prendere questa decisione, forse la paura di non reggere il confronto con il precedente capolavoro, ma la trama di T2 verte totalmente intorno a T1. E non solo! Fa di tutto per ricreare alcuni dei calorosi momenti che sono passati alla storia, a volte dandogli anche una backstory di cui non c'era alcun bisogno di sapere. Per esempio, il discorso iniziale del scegliete la vita.


Qui Renton, ad un certo punto del film, spiega il perché di questi discorsi e come ha avuto origine. Origine, come dicevo, che non c'era bisogno di sapere. Lui, Sick Boy e gli altri erano dei drogati del cazzo e quel discorso era frutto della del brivido dell'eroina: per l'appunto, non ci sono bisogno di ragioni, perché c'è l'eroina, quindi che senso ha contestualizzare. Dandogliela, si perde tutta la magia di quello che è un discorso senza né capo, né coda, ma che ha comunque una sua contorta logica. Questo discorso, quello del scegliete la vita, c'è anche in Trainspotting 2: in un diverso contesto e per diversi motivi, ma c'è. La scena dove Renton viene investito e poi ride? Ce lo abbiamo ed è qui riproposto: in un diverso contesto e per diversi motivi, ma c'è. I viaggi allucinanti in preda all'ero? Ce lo abbiamo e sono qui riproposti: in un diverso contesto e per diversi motivi, ma c'è. La fregatura finale? Ce lo abbiamo ed è qui riproposta: in un diverso contesto e per diversi motivi, ma c'è. I grandi momenti accompagnati dalla canzone giusta, tipo la scena con Perfect Day di Lou Reed, che sembrano quasi dei videoclip musicali?


Ce li abbiamo e sono qui riproposti: in un diverso contesto e per diversi motivi, ma ci sono.

Non ci prova, insomma, ad essere diverso dal suo predecessore: a partire dalla colonna sonora, che è ancora Lust For Life... Ma non di Iggy Pop ma, bensì, degli zarrissimi Prodigy. Un grande sbaglio, perché era ovvio che Trainspotting 2 non sarebbe arrivato neanche a baciare le scarpe al primo. Bisognava osare e seguire di più Porno. E invece la crew decide di camminare il dolce e rassicurante sentire dell'amarcord, dando vita ad un (per quanto mi riguarda e duole ammetterlo) prodotto mediocre. Però, qui, arriva il rovescio della medaglia. La cosa strana di cui prima.


T2, sotto certi punti di vista, si presenta anche con una facciata di onestà. Non mente neanche per un minuto allo spettatore e, le prime sensazioni che vengono fuori, è che il cast non ce la faccia più. Sono come Harrison Ford in Indiana Jones e Il Regno del Teschio di Cristallo: tutti troppo vecchi per la parte, finendo per fare la figura dei vecchi impotenti e scorrengioni. Si vede fin dai primi fotogrammi che sono tutti troppo scoppiati per questi ruoli e che la parte dei giovani eroinomani cala a tutti troppo stretta. E il film ci gioca un sacco su questa cosa, facendoci quasi dell'autoironia sopra. Il punto è che, a volte, sembra che il messaggio sia quello. E' come se, questa volta, Danny Boyle abbia deciso di prendere alla lettera La Teoria della Vita di Sick Boy (forse è per questo che è più protagonista lui di Renton)


e metterla in pratica con T2, cercando di usare la sua pellicola per fare il verso alla moda dei reboot/remake/sequel in voga adesso al cinema e ridicolizzare quegli attori che non riescono a scrollarsi di dosso il ruolo per cui sono maggiormente conosciuti. Forse è una cosa che ho visto solo io, ma sembra quasi che il messaggio sia proprio: "piantatela con i revival" e tutto il corollario che poi ne deriva.

In soldoni, T2: Trainspotting (vedendola sotto l'ottica descritta poc'anzi) delinea un triste ed amaro affresco odierno che sa quasi di barzelletta patetica ed agrodolce che si prende gioco di Trainspotting stesso. Quel film che, nel 1996, era la celebrazione di un'epoca che ha fatto fatica a raccontare se stessa e si è piegata sotto il peso di eroina, dipendenza, violenza, piccoli crimini, storielle d'amore e morti quasi casuali. "Scegliete la vita. Scegliete Facebook, Twitter, Instagram, e sperate che a qualcuno da qualche parte freghi qualcosa. Scegliete di cercare vecchie fiamme, desiderando di aver agito diversamente. E scegliete di osservare la storia che si ripete. Scegliete il futuro." dice Renton nel famigerato momento copia-incolla del discorso scegliete la vita. "Scegliete il futuro, che poi è uguale anche al passato" aggiungerei. Perché? Perché in fondo siamo tutti drogati di qualcosa. Solo che la droga cambia col tempo. Perché, col tempo, sei tu che cambi. Quindi, alla fine, è vero che non ce la facciamo più? Che nessuno ce la fa più? Si. Alla fine è vero. Sopratutto per Trainspotting.


Conclusioni:
Vent'anni fa, senza saperlo, tramite le parole di Sick Boy (ora solo Simon) Danny Boyle s'era fatto la recensione del suo film: cosa che poi ha messo in pratica in 118 minuti di pura ironia pirandelliana. Se si conta solo il messaggio che alla fine esce da T2: Trainspotting - ammesso e concesso che sia quello voluto dal regista - il sequel del celeberrimo Trainspotting risulta il suo degno successore, poiché (a modo suo) risulta potente ed elettrico come vent'anni fa. Però non si può valorizzare solo l'aspetto auto-ironico e ignorare tutto il resto. Non si può chiudere gli occhi davanti al fatto che gli autori si sono lasciati spaventare dallo loro stessa creatura, finendo per prendere decisioni che su schermo si sono rivelate asciutte, insipide e asettiche. Lo stesso risultato, se ci si fosse dimenticati del rango di "mostro sacro" di Trainspotting, avrebbe potuto essere ottenuto in modo più audace e diverso. Quindi, nonostante il bel messaggio di fondo, il responso è tristemente insufficiente. Ripongo le mie speranze sul terzo capitolo.


- Symo

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