Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

lunedì 16 gennaio 2017

Hail Hydra (la recensione)

Come detto qui, diamo il via ad una nuova Rassegna Stampa che ci terrà compagnia per un bel pò! Dopo aver affrontato le produzioni cinematografiche di franchise come Lupin IIII Cinque Samurai e I Cavalieri dello Zodiaco, spostiamoci un pò sui fumetti: in particolare, su Secret Wars 2015. Da oggi in poi, ogni settimana, tratteremo di un volume/storia legata al crossover e ne faremo la recensione, fino a recensire tutti i volumi di cui è composta la saga. Questa volta, si continua con HAIL HYDRA.

Dati Generali:
Testi: Rick Remender
Disegni: Roland Boschi
Anno di Pubblicazione: 2015
Etichetta: Marvel Comics
Volume Contenente: Hail Hydra #1-#4
Prezzo: 2,90 € (cad.)

Trama:
Benvenuti a New York, la città dove la salvezza si ottiene con l'obbedienza e l'Hydra osserva ogni cosa. In questo Dominio di Battleworld, l'Hydra ha vinto e Arnim Zola comanda la città con l'aiuto degli Hydravengers e Capitan Hydra. La città è completamente sottomessa...ma! Quasi dal nulla, arriva attraverso l'Ascensore dell'Infinito, Nomad: alias, Ian Rogers, figlio adottivo di Steve Rogers e Sharon Carter. Ian si ritrova in un modo totalitario, dominato da un regime fascista all'ennesima potenza e senza speranza come la Dimensione Z da cui proviene E' tempo per Nomad di farsi valere e dimostrare di essere un degno erede di Capitan America. 

Il mio Parere:
Diciamolo subito: avevo delle aspettative medio/alte riguardo questa miniserie scritta e disegnata dallo stesso team di Il Soldato D'Inverno: La Dura Marcia. Più che altro perché il protagonista della storia è Ian Rogers, personaggio creato nella prima saga che apriva le danze alla run di Rick Remender su Capitan America; personaggio che, a mio parere, ha delle potenzialità enormi e un background davvero accattivante. E invece? E invece è stata una mini all'insegna della delusione.

Va detto che parte del motivo della mia delusione, risiede in certe notizie vociferate nel periodo precedente a Seceret Wars, voci che volevano Rick Remender abbandonare la Marvel per dedicarsi a progetti fumettistici di natura molto particolare: la creator owner. Il perché è comprensibile e giustificabile, quello che fai in major come Marvel e DC è tuo fino ad un certo punto. Nel senso, è tua la storia e il contesto, ma quelli che utilizzi sono comunque personaggi di altri. E' tuo, se va bene, al 50%, insomma. Remender sarà probabilmente arrivato in quel momento della carriera dove voleva realizzare tutte le idee che aveva in testa senza avere capi o rispondere, comunque, ad una sorta di "regolamento condominiale" che ti imponeva di fare certe cose e comportanti in certi modi. Insomma, è arrivato in quel momento dove deve dare sfogo alla fase anarchia della sua creatività. Benché capisca e sostenga la scelta, questo non lo giustifica comunque ad approcciarsi ad una storia con così tanta superficialità e sbrigatività: perché queste sono le impressioni che lo sceneggiatore mi ha dato nel leggere Hail Hydra.


A volte tenersi informati sul mondo del fumetto da una visione più ampia sulle storie. Infatti, se non avessi saputo che Remender voleva abbandonare la Marvel e Capitan America, avrei semplicemente valutato Hail Hydra come un tipico prodotto dei crossover: un tie-in con Secret Wars voluto dai vertici e, quindi, prodotto con tanta costrizione e senza idee brillanti. Invece, sapendo del suo abbandono, si sente tutt'altra musica e si avverte tutt'altro piglio: primo fra tutti, la voglia di concludere in fretta e furia la storia, perché bisogna levare le tende. Gli spunti e il materiale per rendere Hail Hydra una storia di lungo respiro tanto quanto Castaway In Dimension Z, dove le stesse tematiche fondamentali della gestione di Remender su Captain America e All-New Captain America sarebbero state riviste e rivisitate da un nuovo punto vista, c'erano tutte; in più non era da sottovalutare l'elemento aggiuntivo della dimensione dispotica permessa da Battleworld, cosa che avrebbe riservato diverse imprevedibili sorprese che avrebbero impreziosito la storia. Magari non sarebbe stato niente di rivoluzionario, ma avrebbe sicuramente arricchito l'economia della run dello scrittore sul Vendicatore Stellostrisciato. E invece Remender si limita a fare il compitino, dando al pubblico quello che ci si potrebbe aspettare da una sua storia: cattivi filosofici e sopra le righe, violenza a go-go e un protagonista sfigato ma tenace, più un finale rocambolesco e semplicemente abbozzato e, in più, anche abbastanza codardo e paraculo.

Ecco, se dovessi descrivere la pochezza di questa storia, userei proprio questo: "semplicemente abbozzata". Sembra quasi che lo scrittore abbia composto di fretta la mini tra un pasto e l'altro o tra un'opera più importante e l'altra, rimaneggiandola quel tanto che bastava per dare delle indicazioni tecniche ad un impreciso e sotto tono Roland Boschi, qui ai minimi storici della sua arte, trasformando così appunti scritti con fretta a voglia di archiviare la collaborazione Marvel in una sceneggiatura. Se poi si conta che Hail Hydra è anche il capitolo finale della gestione di Remender sul Capitano, entrata nel vivo con All-New Captain America: Hydra Ascendant (storia che sancisce la prima missione di Sam Wilson come Capitan America) si rimane ancora più delusi. Un vero coito interrotto, nonché segno di poca professionalità e mancanza di rispetto verso i suoi lettori.


Conclusioni:
Hail Hydra è una conclusione prematura ad una gestione piena di spunti interessanti, lavoro reso ancora più deludente dal poco interesse del team artistico coinvolto di realizzare, cosa che ha contribuito a rilasciare delle tavole decisamente approssimate e una narrazione che procede semplicemente per inerzia, regalato tutto, fuorché coinvolgimento.

- Symo

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...