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lunedì 15 agosto 2016

Suicide Squad (la recensione)

Come promesso articoli ed articoli fa, eccoci arrivati al secondo dei due unici giorni di attività di Agosto. Uno era il sesto episodio della rubrica Marvel: What If...? che poi si sono veramente realizzati, e l'altro è invece questo: la recensione del nuovo film del DC Extended Universe, Suicide Squad. Come è andata? Tra poche righe lo scoprirete.


E se un domani Superman decidesse di rapire il Presidente degli Stati Uniti? Spaventati dal non saper rispondere a questa domanda i più alti ufficiali del governo americano accettano il folle piano di un agente dell'intelligence: costituire una squadra di metaumani, cioè umani con poteri, da tenere sotto il loro giogo e utilizzare per l'ordine interno ed estero. I prescelti sono necessariamente criminali, pericolosissimi ma anche manipolabili, soggetti a cui poter promettere qualcosa e da poter ricattare senza remore. L'evento di prova è l'inatteso (ma non immotivato) arrivo di un'antica e inarrestabile divinità sulla Terra. Con poco allenamento, nessun piano, vaghe promesse in caso di vittoria e una capsula esplosiva in corpo che li convince a non disertare, la squadra che si autodefinisce suicida è così mandata sul campo.

Il 23 Gennaio 2016 scrissi un post in cui raccoglievo i trailer dei cinecomics che, nei mesi successivi, sarebbero usciti al cinema. Tra gli interessi segnati sul calendario c'era ovviamente Suicide Squad, non solo perché film tratto da personaggi fumetti DC, ma principalmente perché vedeva per protagonisti personaggi disagiati e tutt'altro che di Serie A; dei personaggi squinternati, insomma, che avrebbero visto le luci della ribalta dopo anni all'oscuro di continui film esclusivamente su Batman e Superman. In più, la terza pellicola del DC Extended Universe (terza, se si conta Man Of Steel come apripista) segnava una importante svolta: i protagonisti sarebbero stati dei criminali e non degli eroi. Come farsi scappare una occasione del genere? Ancora adesso, a ben due giorni dalla avvenuta visione di Suicide Squad, ce lo chiediamo. Se avete letto il post che vi ho taggato qui sopra, quello dei trailer, leggerete sicuramente il mio precedente entusiasmo e ottimismo verso questa pellicola: una pellicola che speravo fosse all'altezza dei trailer, che lo spacciavano per imponente, malato, violento e ingiusto. Purtroppo non è successo e adesso spieghiamo perché attraverso la consueta divisione in Pro, Contro e Così Così.


- Harley Quinn: Non potevamo che cominciare con lei, il più ovvio e riconoscibile punto a favore di Suicide Squad tanto quanto è stato un punto a favore il Batman di Ben Affleck nella seconda pellicola del DC Extended Universe. A differenza del collega, però, se si è dovuti arrivare alla visione del film per essere tutti d'accordo sulla bravura di Affleck come Uomo Pipistrello, Margot Robbie già dai trailer si dimostrava in parte con l'anima gemella del Joker. Pur avendo una caratterizzazione minima e superficiale a livello di sceneggiatura, la Robbie riempie i vuoti mettendoci del suo e sfaccettando la villain con un grande ed enorme dispendio di espressività facciale e dei movimenti, dove in quelle facce a metà fra il sensuale e lo psicopatico e quelle movenze provocanti ed acrobatiche, si ritrova tutto il meglio della versione animata degli anni '90 di Batman e della successiva versione fumettistica poi approdata dall'animazione. Tra punk e burlesque, la forza dell'interpretazione di Margot Robbie non sta in quello che fa ma in come lo fa, riuscendo a regalare allo spettatore una recitazione carismatica e incisiva. C'è tanto potenziale in questo personaggio e non c'è da stupirsi se la Warner/DC lo voglia usare come loro Deadpool al femminile.

- Katana: Che poco fa e poco dice: e ci piace così (ci piace Batman Katana, ci piace com'è). L'abile spadaccina giapponese interpretata da Karen Fukuhara ha obiettivamente poco spazio, poche sequenze a suo favore, pochi dialoghi e... Si, insomma, poco di tutto, anche per quanto riguardo il minutaggio dedicatole alle sue origini (poco più che una veloce postilla di Rick Flag, che una spiegazione vera e propria). E' più una comparsa che altro, inserita tanto perché qualche samurai nella squadra che grida minacce mainstream in giapponese fa sempre figo. Però sullo sfondo e come personaggio protagonista (e senza troppe pretese) di quelle poche, ma azzeccate, sequenze risulta incisivo e memorabile, perché soddisfa a pieno il suo compito: quello di essere il classico archetipo del silenzioso badass in grado però di spaccare innumerevoli culi con poche battute e poche mosse, poiché con postura e imponenza fisica riesce a fare la voce grossa in quel preciso istante. Si, esatto, un pò come Phoenix dei Cavalieri Dello Zodiaco. Certo, come Wonder Woman in Batman V Superman è inserita accazzo nella trama, però frega poco, si fa altamente perdonare.

- Amanda Waller: Strano che nessuno sul web ne parli, quindi lo faccio io per fare un pò di giustizia al personaggio interpretato da Viola Davis, passato mi sa in sordina tanto quanto l'ottimo Alfred di Jeremy Irons. Viola Davis come Amanda Waller, lo dico senza paura di essere lapidato, è assolutamente perfetta. La sua è una interpretazione carismatica e magnetica, dove la Davis riesce a dare a questo personaggio il piglio di una donna potente e pericolosa che, anche senza nessuna abilità particolare o qualche super-potere distruttivo, riesce a tenere per le palle assassini schizzati, mostri famelici e anche un certo miliardario col feticismo per i pipistrelli verso la fine. E' un personaggio che riesce a bucare lo schermo e ad imporsi nella mente dello spettatore per come riesce ad irritare con la sua supponenza e i ricatti che la fanno sembrare ancora più malvagia e risoluta dei sedicenti villain protagonisti.

- Slipknot: Verrà ricordato per una scena sola ma che a me ha fatto un sacco ridere. Ruolo molto superficiale il suo, usato solo come una sorta di "monito" alla squadra. Però, insomma, grasse risate per quella scena.


- Colonna Sonora d'Eccezione: Per un amante della musica come me, sopratutto di un certo tipo di musica, fa davvero piacere sentire gran bei pezzi da novanta come Bohemian Rhapsody o Sympathy For The Devil. Il punto è che il ragionamento dietro la scelta della tracklist rispecchia grossomodo il ragionamento dietro l'esistenza stessa del DCEU: farlo perché l'ha fatto la Marvel e, siccome non possiamo formare come hanno fatto loro attori come Chris Pratt o Chris Evans, puntiamo su nomi grossi per ruoli grossi, come J. K. Simmons nei panni di James Gordon nel prossimo Justice League. Ecco, Suicide Squad doveva essere il Guardiani Della Galassia della DC e, quindi, si è cercato di seguire le sue orme anche a livello discografico, cercando di creare un clonazzo senz'anima del vendutissimo Awesome Mix, Vol. 1. Il problema è che nel film dei Guardiani quelle canzoni erano state scelte perché c'era un senso dietro e, sopratutto, perché abbellivano una scena già funzionale di suo. Anche qui il motivo di questi brani si può trovare, ma è tutto legato alla musicalità del ritmo e alla grossa reputazione della canzone, cosa che trasforma i momenti in cui si sentono quei brani più un videoclip musicale ad alto budget che un film. In più sono pure inserite male nel contesto, a volte ripetutamente riprodotte e poi interrotte, come se post-produzione ci fosse stato qualcuno incazzato con proprio MP3 tanto da riprodurre canzoni a caso.

- Presentazione dei membri: Belle le prime quattro o cinque per il piglio e la modalità da videogame, molto stilosa e graficamente accattivante, roba che ti spinge subito a cercare un joypad e cominciare la campagna. Ma, come dicevo, per le prime quattro o cinque volte. Dopo stanca perché metodo abusato e mal dosato, senza nemmeno una piccola pausa tra una presentazione e l'altra, facendo venire subito la noia allo spettatore.

- Deadshot: Forse la cosa più così così di tutto il film. Apprezzabile e molto godibile la recitazione di un Will Smith maturo e padrone della sua arte recitativa, dove riesce a sfaccettare benissimo un uomo diviso tra due tipi di doveri: il lavoro e la famiglia, caratterizzando benissimo, quindi, l'indecisione dell'uomo riguardo a quale aspetto della sua vita deve la sua fedeltà. Il problema, però, è lo stesso di Jason Momoa: il suo nome è Aquaman, ma in realtà la caratterizzazione del Principe di Atlantide è stata piegata secondo le abilità dell'attore, capace solo di fare ruoli brutali e d'azione alla Khal Drogo o alla Conan. Si, poi tutto se ne escono dicendo che si ispirano alla versione anni '90: ma in realtà è solo una scusa, è solo che l'Aquaman dei fumetti non poteva andare in scena così, perché...beh, è Aquaman, cazzo. Qui il discorso è lo stesso. Quello che vediamo non è Deadshot, è lo stesso personaggio che Will Smith fa da La Ricerca della Felicità in poi, un archetipo di personaggio che mi piace chiamare "il Generic Nigga". Cos'è un Generic Nigga? Il classico personaggio di colore con una situazione famigliare disagiata e che tenta di stare a galla. Ecco, il Deadshot di Smith è il Generic Nigga di Tipo Uno: moglie assente, figlia come unica divinità della sua vita e lui padre amorevole che spiega le cose inginocchiandosi e sparandosi le frasi d'effetto, usando il suo lavoro come esempio per spiegargli i compiti.

- Le scene d'azione: Alcune coreografate bene, altre invece molto meno. La cosa che lascia più perplessi è che, in un film con numerose morti messe a punto per mano di criminali spietati, non c'è nemmeno una goccia di sangue o traccia di sadismo. Il ritmo poi spesso diventa altalenante e non si capisce bene quale sia la scelta registica, che cambia di volta in volta, spezzando di conseguenza il ritmo e non contribuendo alla crescita di qualche climax. E' come se dietro alla camera ci fossero due bimbi litigiosi che, a momenti alterni, entrano in possesso della camera da presa per dimostrare all'altro la propria superiorità in fatto di regia. Il risultato è una resa action per lo più scostante e priva di omogeneità, a volte degna di un Deadpool, a volte degna del Batman di Adam West.


- Joker: Non ho ancora deciso se questa è stata la cosa peggiore del film ma, a scanso di equivoci, la mettiamo comunque tra le cose peggiori della pellicola. Il nome di Jared Leto affiancato a quello del Joker mi ha sempre preoccupato: perché è Jared Leto, un attore sostanzialmente mediocre. Certo, tutti dicono che è bravo e tutti consigliano di guardarsi Mr. Nobody quando qualcuno si permette di dire che non è capace di recitare. E poi? Non è che se ne imbrocchi una sei automaticamente un fenomeno. Anche Colin Farrell ha imbroccato In The Burges, ma questo non fa di lui un grande attore. Anche gli U2 hanno imbroccato Sunday, Bloody Sunday: ma fanno comunque cagare nonostante ciò. Il punto però è che Leto non è che non è capace: è che, pur avendo studiato il personaggio ed essersi informato sulla sua storia editoriale leggendo le storie più riuscite e famose su di lui, non è comunque riuscito a sviscerare le potenza caratteriale e gestuale del Principe Clown del Crimine. Questo perché non ha semplicemente i mezzi per farlo, perché le sue doti recitative arrivano fino ad un certo punto: limite comunque non sufficiente per un ruolo esigente come quello del Joker. Il frontman dei 30 Seconds To Mars (a proposito, sono ancora in giro?) gratta la superficie, ma non arriva mai in fondo, finendo per far diventare il Joker un tamarro da discoteca che fa le facce. Addirittura, la sua interpretazione regge talmente poco il confronto con le prove d’attore che lo hanno preceduto, che Leto finisce per passare dietro a quello che potremmo definire "recitazioni amatoriali" perché non ancora esattamente un mestiere per loro, come quelle dei ragazzi di Bat In The Sun: che però finiscono per essere molto più in parte (vedere per credere).

- La Trama: Indubbiamente, il problema più grosso dell'intero film. Ancora devo decidere qual è l'aspetto peggiore di Sucide Squad. Ma ragionando obiettivamente, il problema principale è senza dubbio la trama, la quale offre una storia che non sa bene da che parte stare. Probabilmente, in fase di scrittura, ci si è trovati ad un bivio in fase di sceneggiatura: procedere lungo una strada che avrebbe portato a un serioso action movie di supereroi o lavorare a briglia sciolta e condurre alle estreme conseguenze lo spunto iniziale di un gruppo di assassini letali costretti a lavorare insieme per il conto del governo? Traduzione: Batman di Nolan con tutta quella serietà da chiesa, o il frenetico e cazzutissimo Deadpool? La crew della pellicola opta per una via di mezzo, riuscendo sfoggiare i difetti delle due scelte e nessuna dei loro pregi. La storia presenta enormi incongruenze che azzoppano in continuazione la trama, basti pensare alla battaglia finale. Dove sarebbe stato più onesto e umile prendere la tangenziale della modestia come in Guardiani Della Galassia, si prende la strada della presunzione, presentando (senza nessun tipo di preparazione in fase di scrittura) una squadra composta da una svitata con un martello gigante, un cecchino, un ladro australiano, un pirocinetico con forti complessi di colpa e un uomo rettile avere la meglio su due divinità ancestrali dai poteri virtualmente illimitati in una scena ultraplagio a Ghostbuster. E' questa è sola fine, pensate a tutto il resto che c'è prima, dove alcune sequenze avevano luogo così, dal nulla; a volte pure io, che sono stato in grado di capire trame più complesse, in certi momenti mi trovavo a chiedermi cosa succedeva e perché. Per tanto, penso che generalmente ci sia stata...

- ...Troppa attenzione ai dettagli: A visione conclusa, un pensiero che ho maturato è stato questo: che, forse, il problema di una trama così approssimativa e piena di scene al limite del campo è che si è pensato prima al contorno e all'apparenza, che al vero cuore della storia e dei personaggi. Che, insomma, ci sia stata più attenzione alla campagna pubblicitaria con i trailer, le citazioni, i costumi da freak e tutti gli altri dettagli appariscenti, che tutto il resto. L'impressione è stata che la Warner/DC abbia prima pensato ai trailer e alle scene da mettere nel trailer per dare al pubblico delle immagini e dei dialoghi accattivanti per andare a vedere il film, poi creare un collegamento narrativo/pretesto di trama per collegarle tutte le scene dei trailer assieme. Insomma, non è così che si fa. Un film non è un collage di trailer o una raccolta di videoclip musicali. Prima si dovrebbe pensare a fare un film solido, con una storia che vuole comunicare qualcosa e con personaggi ben caratterizzati, poi pensare a tutto il resto. Una prova? Pensate a come è costruita la scenografia del film. Se una divinità presudo-azteca mestruata distrugge una città facendone il proprio quartier generale e questa viene ridotta a quattro piani e un paio di strade, significa che c’è stato più di un problema: problema nato dall'approssimazione e superficialità del regista nel scegliere dove piazzare la macchina da presa, oltre che presentare un enorme deficit in termini di worldbuilding. In più, abbiamo una aggravante: quella spiegata in questo punto qui sotto.

- La chiamavano: "Buonismo Squad": Uno dei grandi difetti di un film come X-Men: Apocalisse che mi viene in mente a posteriori, è che era un film girato come sarebbe stato fatto negli anni '80 ma dove gli anni '80 non si sentono granché. Ecco, la cattiveria dei criminali DC protagonisti non si sente per nulla, quando in realtà avrebbe dovuto essere la prima cosa a sentirsi. Il film avrebbe dovuto prendere una strada più sfrenata e ai limiti della follia come si lasciava intendere nei trailer, dato che sarebbe stata sicuramente la più adatta al gruppo di personaggi scelto. Però non succede. Suicide Squad vuole sembrare un film sopra le righe, ma non solo non lo è. Non lo è e spreca un sacco di occasioni per poterlo essere quando ha l'occasione di poterlo essere. Ci sono i colori da party, i nemici assurdi, le armi da cartone animato e le grafiche ubran-gothic, ma quello che manca è una vena di sadica e disincantata irriverenza. La prima morale annacquata, abusata e narrativamente piatta e insipida del film è che i cattivi non sono del tutto cattivi, specialmente se confrontati con i poteri forti come il sempre malvagio governo. La seconda morale è che, se ti serve una morale di un film che risulti la morte narrativa in persona, compra un biscotto della fortuna cinese e sei a posto, che ti suggerirà il fulcro tematico di film profondi come una pozzanghera come Suicide Squad.
Insomma, ci rendiamo conto che Deadshot è più buono di Batman e che il bodycount del primo è inferiore a quello del secondo? Certo in Suicide Squad, Deadshot fa fuori più nemici, ma quei nemici sono già morti perché trasformati in quelle sottospecie di zombie dall'Incantatrice: quindi non vale. Batman quando deve salvare Martha Kent uccide più gente, e anche se ne avesse ammazzato solo uno, è comunque un bodycount superiore a Deadshot. Senza contare la questione di Dablo, prima restio ad usare i suoi poteri perché menefreghista verso gli obiettivi della Task Force X, poi improvvisamente difesa spada tratta perché "sono una famiglia". Nel film non ci sono momenti emotivi abbastanza forti da giustificare questa presa di posizione: e quella scena è il simbolo dell'andazzo di tutto il film. Non c'è sufficiente materiale per sostenere certe prese di posizione abbracciate con supponenza.
Il film avrebbe dovuto imparare da grapich novel come The Killing Joke di Alan Moore e Brian Bolland, dove viene narrata una versione delle origini del Joker: quella poi ripresa parzialmente (e anche male) nel Batman del 1989 di Tim Burton. Nella storia il lettore si sente alla fine diviso e confuso, perché non sa se empatizzare il Joker o condannarlo comunque per i suoi crimini. E se lo capisce e lo giustifica, si sente in colpa, perché sta scusando un autentico bastardo. O se vuoi un paragone con un altro lungometraggio, allora Suicide Squad avrebbe dovuto essere più come The Wolf Of Wall Street, dove alla fine ci si trova a tifare per un vero pezzo di merda: e il pubblico si sente in colpa per questo. E ancora, avrebbe dovuto ispirarsi più ad opere come Breaking Bad e alla caratterizzazione di Walter White.

- Il concetto di "squadra": Tornando a fare lo scomodo paragone coi Guardiani Della Galassia, quello che veniva fuori in quella sconclusionata squadra era il senso dell'unità nonostante la diversità fisica e caratteriale. Come, insomma, cinque individui fossero dei perdenti da soli, ma dei vincenti assieme. La Task Force X di Suicide Squad, invece, non è un noi ma un Harley Quinn & Deadshot + Altri tizi meno importanti. Che da una parte ci sta pure, dato che questi tizi stanno assieme non perché lo vogliono ma perché ci sono costretti. Il problema, però, è che manca un filo conduttore a livello corale: l'elemento narrativo, in sostanza, che dia un motivo di qualche tipo all'esistenza di questa squadra anche per il futuro e che leghi i membri ad essa. Qui Suicide Squad opta per una via di mezzo tra Guardiani Della Galassia e La Sporca Dozzina: un senso di amicizia e famiglia per il primo, cameratismo tra gente della stessa specie per il secondo. Solo che il dosaggio non è curato per un cazzo e, quando uno dei personaggi deve trasmettere questo senso di appartenenza al pubblico, non arriva con la stessa potenza perché immotivato dal fatto che altri membri della squadra praticamente non esistono. Sono solo figurine messe sul fondo per fare numero e dove i personaggi che più si ricorderanno saranno appunto Deadshot e Harley Quinn. Paradossalmente, un film con un marasma di personaggi come Captain America. Civil War era riuscito a gestir meglio la sua coralità, regalando ad ogni personaggio una scena memorabile a suo carico: cosa che qui non avviene.

- La svolta Ghostbuster: Va ribadito. La lotta finale tra l'improvvisatissima villain dell'Incantatrice e la Task Force X è praticamente la stessa del primo Ghostbuster. Manca solo il pupazzone gigante per risolvere l'improbabile svolta fantasy e il plagio è completo.

- L'Incantatrice: Una villain senza né arte né parte, mossa da motivazioni deboli e spiegate di tutta fretta. L'impressione è che si è cercato di seguire le orme dell'Ultron cinematografico: e se aveva fallito lui, figuriamoci qui. Si cerca di seguire la linea del personaggio offeso/confuso che diventa un villain per spaccare le cose più per frustrazione che vera malvagità intrinseca, cercare quindi di renderlo più incompreso e shakespearianamete psicolabile: dargli un allineamento ambiguo e fatto di sfumature, più che uno schieramento preciso. Ci riescono? No. Decisamente no.

- Rick Flag: E io che pensavo che il principe dei coglioni fosse Ciclope! A quanto pare abbiamo un nuovo vincitore.

- Il "romanticismo" e lo "humor": Se quello che abbiamo visto è da considerare "romanticismo" e "humor", allora i miei rutti sono gli acuti più alti di Myles Kennedy.


La regola per scrivere una recensione è una sola, porsi la seguente domanda: "L'autore di tale Opera X/Prodotto Y riesce a soddisfare gli obiettivi che lui stesso si impegna a soddisfare?". Nel caso di Suicide Squad la risposta è no: il film ha la presunzione di voler essere una via di mezzo tra Guardiani Della Galassia e Deadpool, purtroppo fallendo sotto più punti di vista. Alla fine il messaggio che lascia la pellicola è stucchevole e sinceramente anche abbastanza fastidioso. Suicide Squad doveva essere il film dei sadici bastardi, ma finisce per raccontarci come i cattivi non sono veramente cattivi, sopratutto se contrapposti a gente come Amanda Waller: la créme della créme della fetenzia governativa. E sta cosa andava bene se i protagonisti erano altri: ma qui parliamo di Harley Quinn e Killer Croc, gente per cui non bisognava provare empatia alcuna. Per tanto mi chiedo come certa gente possa descrivere questo film come "l'uscire dagli schemi", perché non c'è: anzi, è caduto preda del più triste dei cliché che per evitare disperatamente che il pubblico se ne accorgesse, faceva fare a gente come Harley Quinn cose senza senso solo perché poi potessero dire "Siamo cattivi! Siamo fatti così!". Qualità recitativa altalenante; caratterizzazione pressoché assente (salvo pochi personaggi); comparto corale mal sfruttato; storia confusionaria e gestita peggio; montaggio assurdo; dialoghi pessimi. A visione conclusa si realizza come Suicide Squad sia la fiera delle promesse non mantenute e che ha la presunzione di essere qualcosa di innovativo e speciale, ma che in realtà, non lo è. Nel ritorno a casa, poi, mi tornò alla mente una riflessione fatta da Fabio Mucci, il principale gestore della pagina Facebook Il Cinefumettaro.
Nel 2012, quando uscì The Amazing Spider-Man, la Sony annunciò un piano per allargare l'universo dell'Uomo Ragno con film dedicati anche a personaggi satellite del suo mythos come Venom. Tra questi film annunciati, poi non più realizzati perché la Sony ha ceduto (come sappiamo tutti) in comodato d'uso i diritti ai Marvel Studios, figurava il nome dei Sinistri Sei. Quando poi venne annunciata la nascita del DC Extended Universe l'anno dopo, tra i nomi venne poi inserito quello della Suicide Squad: ma solo perché già la Sony aveva in programma una pellicola sui Sinistri Sei, quella che avrebbe dovuto essere la prima pellicola su criminali dei fumetti supereroistici. Ecco, Fabio Mucci osservò come l'inserimento della Suicide Squad venne fatto solo per bruciare la Marvel su tempo. Anche in caso di fallimento e di boxoffice pietoso, agli occhi del pubblico la DC si sarebbe comunque avvalorato della scusa che: "noi l'abbiamo fatto prima". Beh, chi si accontenta gode. Almeno loro.

- Symo

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