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giovedì 28 aprile 2016

Libri VS Film: Perché alcune trasposizioni vengono male?

La materia e le leggi che regolano la trasposizione sono, ancora oggi, oscure e oggetto di accesi dibattiti e conversazioni fratricide. Spesso, un qualsiasi libro che viene preso per diventare un film (o una serie tv), viene stuprato nelle sue caratteristiche migliori per diventare qualcosa che non è. A volte, però, ci sono stati anche degli esemplari dove il film ha reso giustizia all'originale opera cartacea e altre, invece, dove addirittura il film è venuto meglio. In questo post, oggi andiamo ad indagare sulla materia della trasposizione, portando due esempi di adattamento cinematografico da libro e film, così da vedere in prima persona alcuni dei motivi per cui si sbaglia una trasposizione. 


Su una cosa siamo certi. Se una trasposizione delude è colpa solo di due persone: dello spettatore e del regista e/o sceneggiatore. Il secondo, per il suo cazzo di vizio di metterci assolutamente il suo marchio di fabbrica non richiesto nella versione cinematografica; capiamo che ci devi mettere del tuo, capiamo che certe cose in un film possono essere "assurde"...ma il problema è questo, non ti si chiede di rendere ludicamente plausibile un libro, di chiediamo solo di tradurlo su schermo. Fine della storia. Il primo, invece, ha solo la colpa di essere a volte troppo esigente e di aver scelto di consacrarsi alla lettura dei libri; a volte è davvero difficile catturare l'immaginario di ogni lettore.

Una trasposizione ben fatta, invece, come si presenta? Si presenta ovviamente senza le (brutte) caratteristiche qui sopra descritte e, credete ammè, ci sono così tanti libri la cui controparte cinematografica  è così fatta bene, che la versione cartacea è finita nel dimenticatoio. Qualche esempio? Forrest Gump, Full Metal Jacket, Fight Club, I Guerrieri Della Notte, Die Hard, Il Miglio Verde, Drive, The Prestige, Blade Runner, Il Laureato, Il Padrino, The Millionaire, Lo Squalo...eeeeffermiamoci qua, se no nel 2099 siamo ancora qui. Tra questi, ne prendo uno che non ho citato ma che serve al caso nostro.


L.A. Confidential, lungometraggio del regista Curtis Hanson tratto dall'omonimo libro di James Ellroy. Come sempre, un pò di trama prima di spiegarvi perché questa pellicola è una trasposizione splendidamente confezionata. 

Los Angeles, 1952. In una delle capitali della California del dopo guerra, la così detta"città degli angeli" si mostra agli americani ricca di opportunità per ogni genere di lavoro e sicura per la nascita di una famiglia...quando invece, sotto la facciata più finta di Hollywood, regnano corruzione, scandali, inganni, ambizioni pericolose e loschi traffici di droga, in quella che dovrebbe essere chiamata "il ghetto dei diavoli". In questo scenario, si muovono tre poliziotti, tutti e tre diversi tra loro e con tre diversi metodi di indagare o di portare a termine un caso...ma ognuno di loro ha qualcosa che li accomuna: fare giustizia e far rispettare la legge. Sarà questa piccola ma comune sottigliezza che farà scontrare i loro mondi e li catapulterà in una serie di indagini più grandi di loro.

Ora, ammettendo di default che tra la pellicola e il romanzo ci sono delle differenze, perché questo film ha reso giustizia all'omonimo libro? Per due motivi:
- 1) I cambi apportati sono dove era consentito farlo. Se c'era magari qualche informazione superflua e messa giusto per amor della precisina completezza della trama (e inserita, quindi, giusto come curiosità fine a se stessa), è stata tolta per dare più spazio a qualche scena più utile per l'economia del film. Esempio: nel libro la trama si svolge in più anni, mentre nel film nel giro di qualche mese. Cambio del tutto irrilevante insomma e non poi così importante ai fini di tutta l'indagine. 
- 2) C'è un motivo per cui la pellicola in questione ha ricevuto il plauso della critica e del pubblico. Non solo perché si è presentato come un film accattivante, originale, dal ritmo incalzate e dalle atmosfere frenetiche, mozzafiato e brillantemente noir, ma anche perché è una ricostruzione fedele degli anni '50 e perché Hanson è stato così abile nel rappresentare le scene così come Ellroy le aveva pensate; sembrava quasi che gli avesse letto nel pensiero, o meglio, che gli avesse proprio strappato dalla testa il modo in cui se le immaginava per trasformarle in immagini. Quindi non si tratta tanto di aver avuto l'uomo giusto al momento giusto, quanto di essersi messo in testa che, se le descrizioni di Ellroy erano così puntigliose e dettagliate, era per figurare nella testa del lettore le immagini così come le aveva pensate e volute, dando tutti gli strumenti per una immedesimazione alla massima potenza. Il regista si è semplicemente accorto di avere delle istruzioni da seguire alla lettera, quindi, perché fare fatica?


Copertina del libro. Non centra un cazzo ma mi andava di metterla. Ora veniamo alla fase dolente di questo nostro piccolo saggio pezzente, prendendo come esempio un altro film. Io Sono Leggenda, lungometraggio del regista Francis Lawrence tratto dall'omonimo libro di Richard Matheson. Come sempre, prima un pò di trama:

New York, 2012. Un virus ha ucciso tutti gli uomini e li ha trasformati in vampiri. La città è deserta, e l'unico sopravvissuto è il Dottor Robert Neville (Will Smith), scopritore di un possibile siero che potrebbe salvare l'umanità. Neville si muove alla luce del giorno con il suo cane lupo seguendo la quotidianità, in attesa della notte, in cui i vampiri escono dalla penombra, attaccando tutto ciò che incontrano


Ora, ammettendo a priori e fin da subito che ci sono delle differenze irrisorie tra libro e film che comunque non apportano nessun cambio radicale estremo alla pellicola (come il cambio del colore della pelle, che da caucasico passa ad afroamericano), cosa ha veramente sbagliato questo lungometraggio del 2007?. Il problema di questo film (e di tutti gli altri film usciti finora sul romanzo) è proprio l'assenza totale del vero colpo di scena, della scena madre di tutto il libro: un'inversione del ruolo del protagonista. 

All'inizio Robert è spacciato per il "buono" nonché unico essere umano sopravvissuto all'epidemia che ha trasformato tutti in vampiri; è il paladino della giustizia che esce di casa a mò di Terminator per stanare i vampiri che si nascondono male per accopparli, l'uomo che pur avendo l'intelligenza di un muratore in stato comatoso cerca comunque di imparare qualcosa sulla medicina grazie ai libri universitari trovati in giro. E' un eroe a tutti gli effetti che cerca di salvare l'umanità da solo con i tutti i mezzi a sua disposizione e non. Poi però succede la sfiga: arriva una nuova classe di vampiri (che grazie al virus e a dei ritrovati scientifici da loro creati) si sono evoluti nella nuova razza dominante del pianeta; forti di questo ruolo, vanno a casa di Robert per fare brutto, scoppia una rissa e il protagonista viene catturato. Al suo risveglio cosa scopriamo? Che l'umanità è andata avanti e che in tutto questo tempo si è impegnata per costruire una società sotterranea in cui poter vivere, perché a causa della loro scomoda condizione, non gli era permesso vivere in superficie e troppo a contatto con la luce del sole. I vampiri, che si scoprono essere il nuovo stadio evolutivo dell'umanità, hanno utilizzato queste ricerche per prendere Neville contropiede, perché lui gli stava ammazzando tutti ed era una minaccia alla loro specie.

Ed ecco qui la scena madre, nonché rivelazione ultima, di tutto il libro: il protagonista che passa da ultimo eroe della causa, da eroe salvatore dell'umanità...ma poi si scopre che l'umanità si è evoluta in questa variante dei vampiri e che quindi non è più un eroe, ma un cacciatore come un altro, una minaccia di una nuova società nascente, così come lo è il virus, non è una epidemia ma solo la naturale evoluzione delle cose. Da eroe, passa praticamente a dinosauro perché è quello che è. E' l'ultimo essere umano rimasto, ora sono tutti vampiri 2.0, è storia passato ormai. Ecco perché diventa leggenda, perché è l'ultimo della sua specie. Questo nei film non è mai stato detto, forse qualcuno ha pensato che la cosa non potesse funzionare in un lungometraggio. Beh, se è così, meglio non fare il film allora perché senza questa inversione tutto il resto non ha un cazzo di senso, sopratutto perché da "trasposizione" diventa "reinterpretazione". E c'è una bella differenza fra le due cose.


Con questi due piccoli esempi abbiamo svelato l'arcano. Una trasposizione viene male perché si cerca sempre troppo di apportare un taglio troppo cinematografico alla pellicola, finendo per rimettere mano ad elementi importanti e decisivi del libro originale, che (inevitabilmente) avviliscono il film stesso e gli fanno perdere la potenza narrativa originale. 

- Symo

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