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venerdì 27 novembre 2015

Frank Miller's Ronin: la recensione (Baloon Central #34)

Oggi, una recensione che ci voleva: RONIN di FRANK MILLER.


Dati Generali:
Testi: Frank Miller
Disegni: Frank Miller
Anno di Pubblicazione: 1983-1984
Etichetta: DC Comics
Volume Contenente: Ronin #1-6
Prezzo: 20,00 € (edizione Planeta De Agostini)

Trama:
Un samurai del XIII secolo disonorato e senza padrone - un ronin - rinasce in una New York del XXI secolo computerizzata e condannata. In questo campo di battaglia decadente il Ronin si troverà faccia a taccia con l'assassino del suo padrone - l'antico demone Agat - contro il quale combatterà per l'anima morente degli abitanti del futuro e riscuoterà vecchi debiti.

Il mio Parere:
Ci sono opere che possono essere descritte con una sola parola che, al tempo stesso, tutto e niente dice. Quella parola è capolavoro, un termine dal grande potere esplicativo, ma contemporaneamente, dalla spiegazione riduttiva: sopratutto di questi tempi, quando questo termine è entrato a far parte dell'immaginario collettivo come semplice esclamazione da proferire quando si guarda qualcosa che soddisfa i nostri gusti, ignorando il suo significato e contribuendo terribilmente a svalutarne lo stesso. Eppure, credetemi: il Ronin di Frank Miller è una di quelle opere a fumetti che meritano questo appellativo, perché ha tutti gli elementi per poterlo essere. 

Ronin è un opera complessa, mascherata in un primo momento come una storia dal set-up chiaro, conciso e ben delineato, e a tratti quasi semplicistico. In verità, questo capolavoro "nell'ombra" (perché schiacciato dalla fama dei vari Batman: Anno Uno e Sin City) è una storia dalla comprensione non immediata e che abbisogna necessariamente di una mentalità aperta da parte del lettore per comprendere le varie sfumature degli sviluppi narrativi, portati avanti di pari passo grazie a tavolate di pura azione e incisivi dialoghi altamente riflessivi, meno hard-boiled e taglienti rispetto al solito standard dell'autore, ma non per questo meno profondi. Se conoscete Frank Miller, ma non avete mai sentito parlare di Ronin, è proprio perché l'enorme fama dei suoi più famosi lavori (alcuni già citati nelle precedenti righe) ha sovrastato in maniera assoluta quella di questa miniserie in 6 numeri pubblicata dalla DC Comics (e, attenzione: solo ed esclusivamente pubblicata dalla DC, non parte del suo universo narrativa), ma questo non perché la prima opera created-owner di Miller sia meno bella delle altre. Per quanto storie come Batman: Il Ritorno Del Cavaliere Oscuro e Devil: Rinascita sia tanto impegnate e complesse quanto Ronin, le prime due, rispetto alla miniserie cyberpunk influenzata dalla filosofia del Bushido, possiedono dei messaggi portati all'attenzione del lettore in maniera più limpida e chiara, senza che questi abbiano bisogno di chissà quale ricerca per interpretare il significato dell'opera, perché portati alla superficie; con Ronin, invece, succede esattamente l'opposto. 


Grazie ad un controllo assoluto del fumettista del Maryland sulla trama, Frank Miller costruisce e decostruisce ogni volta gli eventi della storia, portando a continui ribaltamenti di trama grazie a colpi di scena spiazzanti e un'approfondimento caratteriale dei vari personaggi, portato avanti con sapienza e parsimonia, contribuendo alla creazione di protagonisti altamente carismatici e per nulla banali. Ognuno dei suoi protagonisti cambia ed evolve, e a volte non si riconfigura nemmeno in un personaggio positivo, ma ogni dettaglio e particolare fisico/caratteriale che acquisisce arricchisce la trama, la ribalta e la stravolge, rendendola forviante e ad ogni capitolo diversa. Il punto di vista di Ronin cambierà spesso, approfondendo così tanto il comparto corale della mini e dando un quadro completo della situazione; se poi ci aggiungiamo il fatto che, lo stesso Miller, suggerisce che questo Ronin trapiantato nel 21° secolo da un Giappone feudale morto e sepolto, sia pure un elemento di fantasia creato con la stessa tecnologia del mondo in cui si muove, allora non solo il punto di vista cambierà spesso e volentieri, ma anche i toni narranti. Le atmosfere, pur rimanendo legate al genere urbano, qui particolarmente degradante, durante la lettura assisteremo ad un continuo cambio toni, mescolando il passato con il presente, la fantasia con la realtà, portando il lettore a chiedersi se quello che sta leggendo è sogno o realtà.


Ad un primo momento, tutto questo potrebbe creare confusione, ma invece crea solo più chiavi di lettura che spetterà al lettore decidere se analizzare o meno e quanto e come approfondire la ricerca, trovando poi la risposta alle domande sollevate dall'autore. Ma se dal lato della storytelling assistiamo ad un mastodontico lavoro, ed una ancor più mastodontica resa, fidatevi che il disegno è altrettanto impressionante. 

Frank Miller è uno scrittore e disegnatore innamoratissimo dello stile di Will Eisner e del suo The Spirit. E' stata la matrice di quello che lo portò ad essere il Frank Miller che conosciamo: anche se non sono stati veramente allievo e maestro, Miller considera Eisner un maestro. Beh, ad essere onesti, chi è fan del fumetto deve considerare Eisner una sorta di "maestro Yoda" dei comics, ma per Miller ea era proprio una fonte di ispirazione inesauribile: una guida. Però Frank aveva una visione molto aperta del disegni: apprezzava, infatti, tantissimo lo stile Europeo di Moebius, Sergio Toppi e Hugo Pratt e cominciò ad approcciarsi alla cultura Giapponese leggendo Lone Wolf And Cub (di cui curerà anche le copertine dell'edizione USA) creato dallo scrittore Kazuo Koike e dal disegnatore Goseki Kojima. Troppi maestri per sceglierne uno solo, e infatti si disse: "Sai che c'è? Non scelgo: li prendo tutti".

Ronin è il crocevia, il punto di incontro, l'appuntamento romantico e la reunion definitiva tra lo stile del fumetto Italiano, Americano, Giapponese e anche Francese, di cui prende il formato e si lascia ispirare dal genere fantascientifico tipico della rivista Métal Hurlant. In Ronin, l'uomo che reinvetò sia Batman che Devil, accorpa lo stile squadrato e serrato, ma dolce e anatomico dei Manga, alla visionarie e oniriche tavole di Moebius, incollando questi due stili opposti (il primo quasi ordinario, e l'altro, molto particolare) con la precisione dei dettagli e le forme quasi Picassiane che contraddistingueva Toppi e Pratt, e quello stile vellutato, pulp e cartoonesco di Eisner. Tutto questo, è compresso ma valorizzato nei singoli dettagli, dallo stile di Frank Miller, che riesce ad esaltare ogni peculiarità dei suoi stili d'ispirazione con una classe e una raffinatezza a dir poco strabiliante; degni di nota, poi, i colori di Lynn Varley, il cui tratto cupo, sporco e poco rendono le atmosfere post-atomiche/apocalittiche soffocanti e disturbanti al punto giusto: cosa che va a creare un contrasto dal gusto sopraffino, con le scene gloriose ambientate nel periodo Edo. 


Conclusioni: 
Il mio spassionato consiglio, è quello di recuperare immediatamente questo volume. Perché se amate il fumetto, ma non avete Ronin nei vostri scaffali, state facendo del male al fumetto e a voi stessi. 

- Symo

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