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martedì 15 settembre 2015

C'mon Take On Me - Hardcore Superstar: la recensione (Pick A Card-Cer #6)

Recensione di repertorio, originariamente pubblicata Venerdì 1° Marzo 2013, in occasione della presa bene per l'uscita dall'allor nuov disco degli Hardcore Superstar: C'mon Take On Me. Come andò? Continuate a leggere!



Come ci muoviamo? Grazie agli utenti di Youtubbo (e anche Youtbue, ogni tanto, ne fa qualcuna giusta) che sono stati così malati da caricare immediatamente le canzoni sul proprio canale, abbiamo la possibilità di riportarle in questo articolo e di parlarne pezzo per pezzo, di fare (inzomma) una recensione traccia per traccia tirando poi alla fine le conclusioni. Siamo pronti? E via che si va allora


01 - Cutting The Slack
Intro dell'intero album, una canzoncina di 2 minuti circa dai toni da giostraio zinghero/città di Halloween. Un inizio abbastanza simpatico ma sopratutto diverso dai precedenti lavori, ricorda lontanamente quanto fatto con l'apertura disco di Beg For It.

02 - C'mon Take On Me
Subito prima che il cantante Jocke Berg (a sto giro molto in formissima) inizia a cantare, si nota dal riff di chitarra che c'è stato un alleggerimento di sound; siamo ben lontani da un inizio adrenalinico come Sadistic Girls o un crescendo caricante come Kick On The Upperclass. E' un Hard Rock che su disco risulta sempliciotto e piuttosto minimalista...ma Live potrebbe essere uno dei pezzi più coinvolgenti grazie al ritornello molto cantabile. Nulla da dire sulla linea di basso e il drumming di Adde, sempre molto secco e potente (benedetto sia lui), buono anche l'assolo a centro canzone.

03 - One More Minute
A mio parere, uno dei pezzi migliori di tutto l'album. Questo è il classico sound a cui un fan medio dei ragazzi di Gothenburg è abituato, molto duro, molto grezzo, molto pestone. Ok, certo, siamo lontani dai giorni di Hardcore Superstar e Beg For It (che forse, tra i due citati, il secondo era il più duro) ma è comunque un "Classic HCSS" e quando la band fa pezzi come questi ci si impizza da impazzire, perchè è così che li vogliamo.

04 - Above The Law
Se escludiamo i lenti, questa 4° traccia è uno dei pezzi più leggeri di tutto il disco e quello che trae maggior ispirazione da No Regrets, che fu un lavoro molto ma molto easy (e anche molto cazzaro). Personalmente, è la traccia che apprezzo di meno e che ora come ora preferisco non ascoltare dato che secondo me è un pò commercialotta, mi ricorda un pò quelle canzoni che poi finiscono per diventare le sigle delle pubblicità dei cellulari e che poi te le ritrovi ovunque finendo per odiarle a morte. Il pezzo viene però salvato in extremis da Vic Vino Zino con l'assolo che reputo piuttosto figo.

05 - Are You Gonna Cry Now?
Da questa traccia si intuisce un pò l'andazzo del disco, dove i quattro hanno optato per l'alternanza tra pezzi leggeri e pezzi più incattiviti, una scelta che può piacere o non può piacere (personalmente, mi lascia indifferente). Questo brano è tra i miei preferiti di questo nuovo lavoro e, sicuramente, uno dei più coinvolgenti nel Live; molti potrebbero pensare che per questa canzone gli HCSS si siano ispirati al pluricitato Beg For It...se invece ascoltate con più attenzione noterete che mancano molte delle sonorità Glam di cui il 7° disco della band era pregno e, dunque, questo lo fa assomigliare di più al non troppo capito Dreamin' In The Casket (non troppo capito perché mancava di autentici pezzi da 90 come il precedente Bag On Your Head e il successivo Moonshine). Se vi è piaciuto Dreamin' In The Casket allora questo brano non passerà di certo inosservato, se invece non vi aveva colpito più di tanto allora non potrete che definirlo solamente discreto e ascoltabile.

06 - Stranger Of Mine
Primo lento dell'album. Malgrado gli "espertoni" della musica possano essere portati a dichiarare che questo brano non è nulla di originale, c'è invece chi gli dice no, e quello che lo dice sono io. Ok, hanno ragione a dire che paragonato ad altre band che hanno fatto la storia di canzoni del genere "lento+acustico+melodico" non è nulla di innovativo...ma lo è, però, per gli Hardcore Superstar. Jocke usa una linea di voce pulita molto inedita rispetto ai precedenti lenti come Run To Your Mama o la cover degli Hanoi Rocks Don't You Ever Leave Me dove tendeva a sporcare un pò la voce, cosa che non fa qui, in questa canzone ricca di melodica e linee acustiche. Questa canzone, Live, potrebbe portare ad un tripudio di accendini e ritornelli cantati a squarciagola.

07 - Won't Take The Blame Pt. 1 / 08 - Won't Take The Blame Pt. 2
Molto bello il riff Sleaze che apre il brano, ma per il resto, una canzoncina molto leggera e che coinvolge nel canto, un pezzo senza infamia e senza lode. Un pò come la seconda traccia, si pensa che potrà riscattarsi dalla semplicità in una futura prova Live. La 2° parte della 7° traccia sembra essere un reprise del ritornello...anche se, tutt'ora, rimane un mistero sul perchè abbiano optato per questa scelta, unica vaccata no-sense del disco.

09 - Dead Man's Shoes
Un'altro dei miei pezzi preferiti. Un Hard Rock moderno, molto immediato e dal ritornello molto melodico e coinvolgente che rende la canzone molto accessibile e leggera anche alle orecchie più delicate. Certo, all'alba della 9° traccia ormai s'è capito che siamo lontani da precedenti successi e dalla grezzitudine a cui siamo abituati.

10 - Because Of You
Altro brano interessante aperto da un riff non eccezionale ma comunque molto intrigante. La canzone assume presto la funzione di una di quelle che si ascolta mentre si sta facendo qualcosa diventando così uno di quei pezzi che si ascolta tanto perchè si sente il bisogno di avere un pò di compagnia musicale. Alla 10° traccia si comincia ad avere l'impressione (alcuni potrebbero pensare alla certezza) che il disco subisca un calo di interessa da parte dell'ascoltatore.

11 - Too Much Business
Molti, durante l'ascolto della penultima canzone del disco, potrebbero pensare che questa traccia sia un tributo fatto e sputato ai Motley Crue dei bei tempi andati (con qualche spruzzata qua e la di AC/DC). Beh, sta volta, quei "molti" hanno ragione. Il giudizio di questa canzone, di fatti, credo si divida categoricamente in due: a chi piace il genere della band di Nikki Sixx a cui gli HCSS si rifanno a questo brano, di sicuro piacerà molto; a chi invece la band che ha fatto la storia del Glam Metal anni '80 non la può vedere, di sicuro troverà il pezzo molto ripetitivo e niente di eccezionale. Che ne penso io? Che la canzone è una delle migliori del disco, dato che il Rock anni '80 è il genere nonchè periodo che preferisco in assoluto...anche se avrei preferito che gli Hardcore Superstar si concentrassero di più in pezzi più somiglianti alla 3° traccia e non a un tributo in particolare...dato che il loro intero genere è un tributo a quel periodo.

12 - Long Time No See
Secondo pezzo lento dai toni malinconici che chiude l'album. La trovata ricorda molto quella usata per il disco Hardcore Superstar dove, a chiudere il tutto, c'era Standing On The Verge e proprio come quel brano, anche questo parte molto lentamente per poi finire col botto, accompagnato da una linea vocale leggermente più sporca ma comunque in linea coi cambi melodici. Indubbiamente una delle migliori e una delle mie preferite finora, la canzone (inoltre) ha tutti i requisiti per essere una delle più potenti e una delle più cantate nei futuri Live.


In Conclusione:
Il nuovo lavoro degli Hardcore Superstar sembra non esser altro che un riassuntone su disco di tutte le loro fasi musicali; abbiamo la leggerezza di No Regrets fusa con l'esplosività di Hardcore Superstar dove qua e là la band ha spruzzato un pò di Beg For It, Dreamin' In The Casket e (poco) Split Your Lips. In sintesi, si può dire che l'album mirava a mettere d'accordo tutti presentando in 12 tracce tutto quello che li ha caratterizzati in questi anni 15 anni di onorata carriera creando, così, una sorta di "biglietto da visita" o Curriculum Vitae della band stessa, cercando di far conoscere quanto di più possibile in meno tracce possibili. Nonostante l'idea sia buona, c'è un vecchio detto da considerare, quello che recita: "Chi troppo vuole, nulla stringe", cosa che calza a pennello per questo C'mon Take On Me dove, seppur l'idea poteva risultare vincente, il gruppo ha perso di vista l'obiettivo strada facendo e durante la sua registrazione, forse per colpa del produttore Randy Staub, dove il suo tocco si nota in canzoni come Above The Law e Too Much Business. Che la voglia di tornare a fare un tour Live e, quindi, di suonare si intuisce indubbiamente (anche grazie ad una evoluzione nei testi)...ma dal disco affiora anche una sorta di poca convinzione da parte della band, come se i quattro non si rendano conto di quello che stanno facendo, cosa che ha portato ad alcuni discutibili cambi di direzione che troviamo in questo nuovo lavoro. Ergo, ora è lecito chiedersi: C'era davvero bisogno di questo biglietto da visita? No. Randy Staub poteva farsi di più i cazzi suoi? Assolutamente si. Il disco è mediocre e da l'idea di una sorta di "spin-off" in attesa di qualcosa di meglio, come (per esempio) il riscatto nel prossimo tour Live. Preghiamo per loro.


Vi lascio con il video trailer del loro tour estivo, deprimiamoci perchè non c'è una data Italiana...almeno, io non l'ho vista, se invece voi l'avete adocchiata scrivetelo nei commenti oltre a quello che pensante dell'album, a presto!


- Symo

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